Nonostante non vi siano prove scientifiche che ne indichino la tossicità (e anzi le posizioni ufficiali dei principali organi che si occupano di salute dicono il contrario) e la potenza del suo segnale sia inferiore a quella dei cellulari che ormai chiunque porta sempre con sé, Torino è tra i primi comuni italiani e sicuramente il più grande a riconoscere istituzionalmente la pericolosità del WiFi e a decidere di conseguenza di avere in programma la limitazione del suo utilizzo. Questo è almeno quello che si legge nel programma politico della giunta Appendino appena insidiatasi nel capoluogo piemontese.
Mentre, infatti, al suo interno viene riportato l’ obiettivo di aumentare la copertura WiFi gratuita (già presente sul territorio sia in un’offerta per gli utenti di passaggio nei luoghi del centro, sia per i cittadini residenti) per migliorare l’offerta turistica della città, nel programma trovano spazio le preoccupazioni legate all’elettrosensibilità (malattia riconosciuta solo in Svezia e per cui al momento non esistono conferme provenienti dagli studi medici).
“Seguiremo tutti i principi di precauzione relativi alle onde generate da ogni impianto di emissione – si legge – ancor di più se queste apparecchiature si trovano all’interno di edifici scolastici. Chiederemo, in concerto con le altre amministrazioni pubbliche, di ridurre il tempo e/o la quantità delle emissioni in modo che sia garantita la connettività per lo stretto necessario”.
Già Parigi si era distinta per la lotta di diversi gruppi di dipendenti pubblici e comitati di cittadini contro il WiFi comunale: temono le conseguenze per la propria salute dello stare tutto il giorno in locali con WiFi attivo. Tale paura ha peraltro portato nella Capitale francese alla rinuncia all’Internet wireless in diversi lugohi pubblici tra cui quattro importanti biblioteche .
D’altra parte più che il WiFi per il momento è la paura a far male: proprio da Parigi viene il caso eclatante in questo senso dei dipendenti di una biblioteca che affermavano di stare meglio con le reti WiFi spente: solo per scoprire che in realtà erano rimaste tutte accese.
Claudio Tamburrino