Firenze – Parte con una radiografia del sistema imprenditoriale toscano il roadshow con cui ConfCommercio/Assintel scandaglierà le regioni italiane, snocciolando via via i dati raccolti attraverso migliaia di imprese. Un lavoro dal titolo emblematico, Il Digital Divide nella micro e piccola impresa italiana , che contribuirà a capire lo stato dell’informatizzazione nel tessuto economico italiano . È la prima volta che viene preso in esame quanto accade nelle imprese con meno di 10 addetti, vale a dire nel 95% delle aziende italiane (il 62,5% sono ditte individuali, che rappresentano il 58,6% del sistema economico nel suo complesso).
La Toscana è una delle regioni che più si è avvicinata alle tecnologie informatiche, sui livelli delle regioni del nord-ovest: l’89% delle aziende toscane attive nei settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi ha almeno un PC , valore nettamente superiore a quello di riferimento a livello Italia (73,8%). Il 74,8% dispone anche di accesso ad internet, contro una media nazionale del 68,7%.
Dal campione rappresentativo di micro e piccole aziende toscane interessate dall’indagine (233 realtà, in “rappresentanza” di 152.299 imprese) emerge che la diffusione dei computer riguarda in particolare il settore dei servizi e del commercio all’ingrosso, mentre ritardi importanti sono segnalati nei pubblici esercizi e nel commercio al dettaglio.
Le aziende, suddivise in “Low-Tech”, “Medium-Tech” e “High-Tech” a seconda della propria dotazione tecnologica, in Toscana sono “High-Tech” solo nel 9% dei casi mentre il 52,7 è “Medium” ed il rimanente “Low”.
Assintel spiega come nel commercio al dettaglio e nei pubblici servizi, che come detto sono in ritardo, si parla di un uso marginale della tecnologia , ossia possesso del PC, connessione ad Internet e utilizzo di software di produttività. “In questi settori – spiega la ricerca – avere o non avere un PC è il fattore discriminante”. In particolare, nel commercio al dettaglio il 23,7% delle aziende non ha un PC, il 71% ha una dotazione tecnologica minima e solo il 5,3% è “high tech”. Nei pubblici esercizi, il ritardo tecnologico è ancora maggiore: il 32,4% delle aziende è low tech, il 67% è medium e solo lo 0,6% è high tech.
Tutto cambia nel commercio all’ingrosso e nei servizi, dove le variabili riguardano cose come la presenza di server o l’utilizzo strategico della tecnologia per il proprio business. Usando questo metro, nel commercio all’ingrosso il 71,5% delle imprese è low tech, il 6,4% ha un server e utilizza il web a fini business e il 22,1% è high tech, con alta diffusione di server, palmari, gestionali e “utilizzo strategico del web”.
Nei servizi il 37,2% delle aziende ha un PC e utilizza un pacchetto Office (livello low tech), il 54,2% ha un server, un sito Internet e servizi di home banking (medium tech), l’8,6% è high tech e utilizza server, palmari, gestionali e la rete per il proprio business.
Ma, oltre ai numeri, di interesse è l’analisi della percezione della tecnologia nelle imprese. Le aziende “low tech” secondo Assintel “hanno una minor percezione degli ostacoli, dovuta ad una non conoscenza della tecnologia, della quale non riescono a percepire una significativa utilità”. Da qui anche il fatto che l’ambito sicurezza sia percepito come problematico in modo significativo solo dalle aziende “high tech”.
“Rispetto al totale Italia – spiega comunque Assintel – le aziende low tech della Toscana sono più favorevoli ad azioni mirate contro il gap tecnologico, con valori medi superiori del 30%: circa il 90% di esse ritiene infatti utili azioni per creare affari, tutelare il libero mercato delle TLC, favorire la creazione di un sito internet, partecipare a corsi di formazione ad hoc”.
Altri elementi interessanti riguardano la percezione della tecnologia in relazione al titolo di studio del titolare dell’impresa . “Analizzando la percentuale di aziende low tech per titolo di studio del titolare – sottolinea Assintel – la tendenza è netta: al crescere del titolo di studio diminuisce sensibilmente la quota di imprese maggiormente in ritardo nel percorso tecnologico. Si tratta di una evidenza empirica a supporto della necessità di aumentare la confidenza con gli strumenti tecnologici attraverso programmi ad hoc nel sistema scolastico di base, inseriti in un trend di progressivo aumento del livello medio di scolarizzazione”.