La giapponese Toshiba si appresta a presentare uno studio su una tecnologia da lei stessa sviluppata in grado di archiviare fino a 2,5 terabit di dati per pollice quadrato : ovvero circa 3 o 4 volte l’attuale limite degli hard disk in circolazione sul mercato. Non è chiaro (ancora) quanto avanti si sia spinta l’azienda nello sviluppo di questa tecnica: starà ai ricercatori dimostrare di essere già in grado, possibilmente, di leggere e scrivere dati dalla superficie di archiviazione, o se si tratti per il momento soltanto di una conquista “teorica”.
La strada scelta da Toshiba per ottenere questo risultato è quella denominata “patterned media”: un disco magnetico, analogo a quello utilizzato nella stragrande maggioranza dei PC, attualmente utilizza una certa quantità di celle per archiviare un singolo bit, mentre con questa tecnica il singolo bit può essere archiviato in una singola cella inserita in una matrice uniforme che ricopre la superficie del supporto. Per ottenere questo risultato viene impiegata la tecnica foto-litografica abbinata a una etching mask .
Sono due le strade intraprese in questi anni per espandere e incrementare le prestazioni e le capacità dei dischi magnetici: la HAMR ( Heat-Assisted Magnetic Recording ), che impiega un laser termico combinato con supporti in leghe di ferro e platino, e l’altra detta appunto patterned media che sfrutta la via magnetica tradizionale. La contrapposizione spesso viene semplificata fra registrazione assistita dal calore o dall’energia. La strada scelta da Toshiba dovrebbe consentire l’utilizzo di supporti in polimero in luogo di più costosi supporti metallici.
La ricerca Toshiba verrà presentata oggi nel corso di un convegno sull’argomento che si tiene a San Diego (California): la dimensione del singolo “punto” di memorizzazione in questo caso è nell’ordine di grandezza dei 17 nanometri , ma a regime la produzione industriale potrebbe anche spingersi sotto questa soglia. Proprio questa miniaturizzazione esasperata (al momento i semiconduttori lavorano al massimo nell’ordine di grandezza dei 20-25nm) complicherebbe non di poco il passaggio da ricerca pura ad applicazione industriale, necessitando ovviamente di una transizione dell’intera catena di produzione a un livello di miniaturizzazione e precisione fin qui impensabile.
D’altra parte, il risultato di Toshiba se confermato garantirebbe un bel boost sul piano dei risultati per la tecnica patterned media : la tecnologia HAMR gravita attorno ad “appena” 250Gb per pollice quadrato, la metà di quanto sia in grado di fare un comune hard disk desktop commerciale, e quasi un’ordine di grandezza in meno rispetto a quanto riportato nella ricerca. Nel corso della stessa conferenza sono comunque attesi annunci per entrambe le branche d’indagine, nonché per il più consolidato e commercialmente sfruttato perpendicular recording , già largamente impiegato nei prodotti consumer. In ogni caso, per le memorie magnetiche la fine è ben al di là da venire.
Luca Annunziata