Update: L’informazione relativa alla presenza del TPM nel notebook distribuito da HP è errata: la stessa HP ha confermato che la pagina delle specifiche del notebook conteneva un’indicazione sbagliata che è stata poi corretta. Tutti i dettagli su questa pagina .
Roma – Scrive M.M.: “Se andate sul portale Alice trovate un’offerta di Telecom che oltre alle telefonate e alla possibilità di navigare in Internet con una banda massima di 2mega dà la possibilità di comprare insieme ai servizi di Telecom anche un portatile HP a prezzo scontato e a rate. C’è però che il portatile in questione non solo ha Windows ma è anche trusted computing”.
La segnalazione è quella di un portatile HP NX 7400, un dispositivo che, come riporta la lista “TC” del sito di sorveglianza e azione contro la diffusione del trusted computing No1984.org , nella pagina delle specifiche della stessa HP appare in effetti figlia delle tecnologie di trusted computing , quei sistemi che molti ritengono lesivi dei diritti degli utenti.
Le specifiche del portatile parlano di un dispositivo mediamente potente, dotato di Windows XP (ma ufficialmente “Vista-ready”) e di processore Intel Core. Tra le funzionalità di sicurezza elenca un “TPM Enhanced DriveLock”. Come noto TPM sta per Trusted Platform Module , il cosiddetto Fritz Chip , elemento centrale per le piattaforme trusted. Lo spiega la stessa Hewlett Packard che presenta così il DriveLock:
“La maggior parte dei notebook professionali HP contiene un chip di sicurezza integrata basato sul TPM (Trusted Platform Module) che offre una protezione superiore a dati, credenziali ed e-mail tramite crittografia avanzata.
TPM Enhanced DriveLock utilizza il TPM per generare una password molto complessa che blocca il tuo disco rigido”.
Come noto sul trusted computing è in corso da lungo tempo una vivace discussione nella comunità informatica (vedi anche i dossier Untrusted pubblicati da Punto Informatico ) e da qualche tempo la crescente opposizione ad una tecnologia di sicurezza accusata di depauperare le capacità dell’utente di intervenire sul proprio PC sembra aver iniziato a far breccia tra i grandi produttori di settore. È notizia di questi giorni la decisione di Apple di eliminare il TPM dai modelli più recenti di MacPro e MacBook Pro.
Sul sito di no1984.org viene aggiornata costantemente una lista di sistemi che contengono funzionalità o dispositivi indicati dalle specifiche decise dal Trusted Computing Group , il consorzio internazionale che promuove questa tecnologia. La lista, avvertono i manutentori del sito, può non essere completa ma comprende solo sistemi che sono certamente indirizzati al trusted computing. E tra questi, da ieri, appare anche il notebook pubblicizzato dal portale Alice di Telecom Italia .