Wikileaks ha ottenuto e divulgato nuovi documenti relativi al Trans-Pacific Partnership Agreement ( TPP ), il trattato transnazionale anti-contraffazione considerato il naturale erede dell’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement ( ACTA ).
Come già appariva dai primi documenti divulgati, TPP rappresenta la volontà da parte di Washington di dare un nuovo cappello alla tutela internazionale di diritto d’autore, delle indicazioni geografiche, dei domini Internet, dei marchi commerciali e dei brevetti .
In generale, infatti, nel TPP sembra prevalere un punto di vista a stelle e strisce della proprietà intellettuale: per quanto riguarda le indicazioni geografiche, per esempio, nella bozza ora divulgata si parla dell’obbligo da parte dei paesi di riconoscere una forma di protezione a loro favore attraverso i marchi oppure con un sistema sui generis . Si tratta di una posizione molto diversa da quella europea, che vorrebbe invece veder riconosciuto il suo sistema di tutela basato sulle indicazioni di origine e sui prodotti tradizionali legati ad un prodotto, un consorzio o un territorio, e che al contrario attraverso la registrazione di marchi con nomi come “parmesan” o “mozzarella” da parte di aziende extra-europee si vede spesso scippare delle possibilità di successo all’estero dei propri prodotti di qualità. Continuando su questo esempio, un altro articolo della bozza specifica che nessuna parte deve “in caso di indicazione geografica di beni diversi da spiriti e vini, proibire parti terze dall’usare o registrare versioni tradotte di tali indicazioni geografiche o proibire parti terze dall’usare termini che le evochino”. Insomma, sembra una norma che nel nome della lotta alla contraffazione quanto meno rischia di creare problemi ai prodotti tradizionali europei.
Sul fronte brevettuale, invece, l’accordo prevede l’ estensione dei titoli a qualsiasi ambito della tecnica (brevetti software, chiaro?) e all’introduzione di misure che limitano le ragioni per cui un titolo può essere revocato.
In particolare, poi, Washington vorrebbe veder riconosciuto dagli altri paesi le previsioni del Digital Millenium Copyright Act (DMCA) tra cui la proibizione degli aggiramento delle misure tecniche di protezione dei contenuti digitali , come i DRM, oppure la possibilità di richiedere la rimozione di un contenuto o l’inibizione all’accesso ad un sito accusato di una violazione senza dover attendere lo svolgimento di un normale processo, nonché la previsione di misure penali per gestori e responsabili di domini.
Oltre a questo sembra che l’accordo preveda l’estensione della durata del diritto d’autore fino a 95 o addirittura 100 anni (come chiederebbe il Messico) dopo la morte dell’autore, con grave danno e depauperamento del pubblico dominio.
A preoccupare , oltre all’andamento segreto delle trattative che sembrano saldamente in mano dei lobbisti delle grandi aziende , tanto da sfuggire anche al controllo dei membri del Congresso degli Stati Uniti che vi avrebbero un accesso parziale, è che TPP sia – secondo quanto riferisce Wikileaks – il documento sulle cui basi si discuterà anche la partnership transatlantica segreta sulla proprietà intellettuale ( Transatlantic Trade and Investment Partnership , TTIP), le cui negoziazioni sono iniziate lo scorso gennaio e che vedono sedere al tavolo Stati Uniti e paesi europei.
Claudio Tamburrino