Un corposo documento di oltre 5mila pagine, spulciato dagli attivisti statunitensi dell’ American Civil Liberties Union (ACLU). Un’analisi approfondita su quello che è stato descritto come il più potente strumento tecnologico di sorveglianza nelle mani delle autorità a stelle e strisce.
Ai danni della privacy di milioni di cittadini, il tracciamento dei telefoni cellulari appare ormai una pratica più che diffusa tra centinaia di centrali di polizia al di là dell’Atlantico. Un vero e proprio abuso, secondo i responsabili di ACLU. Le agenzie federali calpesterebbero i diritti costituzionali degli utenti, ignorando gli ordinari meccanismi della giustizia .
“Prima di tracciare i telefoni cellulari, il governo dovrebbe procurarsi un mandato sulla base di un effettivo sospetto”, si legge in un articolo pubblicato sul sito ufficiale di ACLU. Gli attivisti hanno dunque ricordato il caso United States vs Jones , con i giudici della Corte Suprema a ribadire la necessità di un’autorizzazione firmata in aula per le attività di tracciamento a mezzo GPS .
Ma le autorità a stelle e strisce non sembrano applicare lo stesso principio giuridico ai telefoni cellulari. Nell’agosto 2011, un gruppo di 35 volontari di ACLU ha depositato 380 richieste per la pubblicazione dei documenti sulle policy adottate dalla polizia in materia di tracciamento .
Pochissimi dipartimenti di polizia – circa 200 quelli coinvolti dagli attivisti – avrebbero effettivamente seguito la procedura, ottenendo il mandato sulla base di un effettivo sospetto. ACLU ha così chiesto una significativa revisione della legge nota come Electronic Communications Privacy Act ( ECPA ), ormai risalente al lontano 1986.
Mauro Vecchio