La Corte Suprema è finalmente entrata nel vivo delle consultazioni sul caso United States v. Jones, in cui un uomo sospettato per traffico di droga è stato tenuto sotto stretto controllo dall’FBI grazie all’installazione – surrettizia e senza autorizzazione da parte di un giudice – di un cimicione GPS sulla sua auto.
Il caso è di quelli dirimenti, si sottolinea da più parti, perché la decisione della Corte stabilirà qual è il confine che gli agenti federali non possono permettersi di valicare nel loro contrasto al crimine senza violare la privacy dei cittadini USA e (soprattutto) il loro legittimo diritto a non subire perquisizioni o sequestri senza ragione apparente – un diritto stabilito e difeso dal Quarto Emendamento della Costituzione americana.
Il sospetto trafficante di cocaina – un cittadino residente nell’area di Washington DC – è stato spiato e tracciato a mezzo GPS nascosto sotto la sua jeep Cherokee per un mese, 24 ore su 24 e per un totale di 3.100 pagine di dati accumulati dalla polizia federale. E l’FBI non si è fermata qui, visto che è di questi giorni la notizia del ritrovamento di due nuovi dispositivi di tracciamento GPS sotto un SUV di un ragazzo californiano.
Può il tracciamento GPS essere considerata perquisizione operata senza giusta causa? I giudici della Corte Suprema decideranno probabilmente entro l’estate del 2012, e nel mentre alcuni di loro hanno già accostato la pratica di monitoraggio permanente e ossessivo dell’FBI a un sistema di controllo totalitario degno della distopia orwelliana di 1984.
Alfonso Maruccia