La spinosa questione dei dispositivi che tracciano la posizione dei propri utenti potrebbe non essersi chiusa con la pagina di domande e risposte pubblicata da Apple. In piedi vi sono ancora due cause legali e le investigazioni delle autorità nazionali, restano irrisolte alcune questioni come la posizione di Google per Android e chiarimenti ulteriori da Microsoft per Windows Phone 7, da vedere è ancora l’aggiornamento che dovrebbe correggere il bug responsabile del file trovato sui dispositivi iOS. E ora sembra esserci anche un nuovo capitolo sul fronte PC .
Da quando i ricercatori di sicurezza Alasdair Allan e Pete Warren hanno trovato all’interno dei dispositivi iOS il documento consolidated.db con un anno di dati di localizzazione dell’utente, le accuse sul fronte privacy-tracciamento sono cresciute di giorno in giorno. Cupertino, spiega ora Steve Jobs, ha impiegato un po’ di tempo a rispondere perché ha voluto verificare approfonditamente la questione: tuttavia ciò non sembra riuscire a placare le polemiche. Così come la giustificazione che si tratta di un bug e di incomprensioni generate dalla novità della tecnologia, o l’assicurazione di voler collaborare con la giustizia.
Così, mentre in Europa, in particolare Germania, Francia e Italia, sembra plausibile vedere Apple fronteggiare le stesse accuse di violazione di privacy già mosse a Google nella vicenda Street View, i stessi vertici Apple nella persona di Steve Jobs, Phil Schiller e Scott Forstall hanno sentito il bisogno di intervenire direttamente sulla questione con un’ approfondita intervista per ribadire che l’intera vicenda è stata causata da un bug e un’incomprensione sulla tecnologia utilizzata, e in ogni caso necessaria per far funzionare determinati servizi georeferenziati.
Tuttavia la questione è lungi dall’esser chiusa: secondo alcuni analisti , Google ed Apple raccoglierebbero informazioni sulla localizzazione degli utenti anche dal PC , attraverso la loro interazione con le reti WiFi. Nel caso di Mountain View ciò avverrebbe attraverso il suo browser Chrome (o le sue toolbar di ricerca), il quale utilizzerebbe le informazioni per raffinare la ricerca alla posizione geografica dell’utente. Nel caso delle barre di ricerca contenute in altri browser, i dati verrebbero raccolti anche via Firefox e Internet Explorer, con eccezione per quest’ultimo nella versione IE9 che non sembra raccogliere alcuna informazione di localizzazione.
Si dovrebbe trattare sempre di situazioni in cui è chiesto, più o meno direttamente e solitamente quando i dati servono ad un’applicazione specifica, all’utente di condividere le informazioni sulla propria posizione rispetto alle reti WiFi, ma in cui resta nebuloso tutto il discorso relativo a come e dove questi dati vengano conservati ed eventualmente come siano utilizzati .
Sia per Cupertino che per Mountain View, in ogni caso, si dovrebbe trattare di dati resi anonimi. Apple, poi, ha specificato che i dati sono conservati su database accessibili solo dall’azienda stessa e che gli utenti possono disabilitare la funzione attraverso le opzioni di sicurezza presenti nelle preferenze di sistema del computer.
Claudio Tamburrino