Roma – “Fineco Online, la divisione del trading-on-line di Fin-Eco Sim, conta oggi 80.000 clienti e detiene una quota di mercato superiore al 10% del numero delle transazioni negoziate sulla Borsa Italiana”. Questa frase si trova inserita in un lungo comunicato stampa di Fineco… Messa lì tra gli altri come se fosse un dato come un altro. Ma questa frase è invece la conferma di una rivoluzione destrutturante in atto.
Fineco ha iniziato a tirare dentro utenti per il trading online a gennaio 1999. A dicembre i clienti erano 25mila, oggi sono 80mila. Nel giro di un anno più o meno, questo broker si è imposto sul mercato togliendo quote ai broker tradizionali e imponendosi come il “veicolo” per transazioni il cui volume è il 10 per cento del totale. E qual è la differenza tra Fineco e gli altri nuovi trader rispetto a quelli tradizionali? E ‘ Internet, e la possibilità per tutti di operare in Borsa con pochi clic, da soli o con il consiglio di esperti, pressoché in qualsiasi momento.
Il condimento della rete all’operazione Fineco non solo è essenziale, è emblematico. Perché è testimone centrale della destrutturazione di ciò che era e non sarà più e della strutturazione di qualcosa di nuovo. In un settore in così grande espansione, come quello del trading online, è ancora più valido per gli operatori tradizionali quello che già vale per molte altre categorie: o abbracciate internet o sparirete.
Se in un anno un broker internet ottiene di veicolare, ed è questo il suo mestiere, un volume di affari pari al dieci per cento di quanto transato alla Borsa italiana, non è peregrino immaginare che entro uno o due anni l’insieme dei nuovi broker possa conquistare la quasi totalità del mercato. Con implicazioni fortissime sulle strutture tradizionali, certo, ma con implicazioni ancora più rilevanti sulla partecipazione dei risparmiatori alla roulette borsistica, fino ad oggi chimera lontana, patria di specialisti poco comprensibili ed incompresi.
Certo, da superare ci sono ancora le incertezze del pubblico sull’effettiva sicurezza delle operazioni via internet, i problemi di gestione di sistemoni hardware e software che devono reggere l’impatto di una tale massa di operazioni, l’aggiornamento dei nodi della Borsa italiana, ancora incapaci di ricevere con la dovuta celerità le richieste di una nuova massa di utenti-investitori. Eppure saranno proprio questi problemi a determinare chi vincerà nel sempre più affollato settore dei broker virtuali perché, al contrario dei broker tradizionali, questi dovranno sempre più essere in grado di garantire e rassicurare i propri utenti. Chi offre certezze e non ammette i propri errori rischia di perdere la gara. Internet anche qui richiede trasparenza, quando si opera bene ma anche quando si fa qualche errore. E alle ammissioni di errore il settore, tanto per cambiare, non è certo abituato.