La bagarre scatenata dalla richiesta di SIAE nei confronti dei siti che pubblicano trailer si è distinta anche per la posizione sostanzialmente morbida assunta dai produttori, teoricamente i principali danneggiati (insieme agli utenti) da una limitata circolazione della pubblicità dei film.
Alcuni rappresentanti del settore produttivo hanno preso posizione, ma non tutti e non in maniera coordinata. A intervenire è stata, per esempio, la produttrice Federica Luccisano che ha parlato di misura “ignobile”; sono intervenuti personaggi del cinema italiano come Paolo Virzì e Massimo Boldi: il primo l’ha definita un'”iniziativa più insensata che goffa”, il secondo “una tassa ingiusta e non costituzionale”.
Ad intervenire poi, è stato principalmente Riccardo Tozzi, presidente ANICA e Cattleya, che facendo il punto della situazione ha di fatto legittimato la nuova richiesta affermando che “se la Siae ha sollevato la questione, vuol dire che la richiesta è certamente fondata”. Tuttavia ha messo molti ma : “Bisogna tener presente l’utilità che tutti ne derivano dal far circolare i trailer. Inoltre, bisogna tener presente che a monte c’è già il pagamento per l’utilizzo delle musiche anche in fase di promozione dei film”.
Tozzi sembra insomma far appello al buon senso di SIAE aprendo al dialogo per trovare una soluzione che possa appianare la questione : “Se ci deve essere un’integrazione economica, che sia minima e che non metta in difficoltà i siti di cinema che fanno circolare i trailer. E questo nell’interesse non solo del web ma anche dei produttori”.
Lo stesso approccio è stato seguito dal gruppo 100autori, che si augura “un dialogo costruttivo mirato a trovare una soluzione che tuteli tutti gli interessi legittimi, quelli degli aventi diritto, quelli della libertà di informazione e quelli di quanti attraverso la rete trovano l’unica possibilità di promuovere la loro opere”.
Se l’approccio conciliante non dovesse dare i suoi frutti, tuttavia, tutti avranno da perdere. A spiegarlo è Filippo Roviglioni, Presidente Unione Distributori dell’ANICA: “Grazie ai siti di cinema online i trailer, diventati merce sempre più rara visto che sia nei cinema che in tv si vedono sempre meno, hanno recuperato un ruolo importantissimo, come testimoniano anche i recenti sondaggi sul pubblico delle sale. Adesso questa richiesta della Siae di un pagamento di presunti diritti musicali da quantificare su ogni singola visione di ogni trailer, che suona come una vera e propria tassa, innesca il rischio molto concreto che i siti rinuncino a passare i trailer con conseguente danno per la promozione dei film”.
Con maggior danno, oltretutto, per i film italiani che verrebbero esclusi a priori “anche da quelli che accetterebbero il tetto delle 10 ore, privilegiando ovviamente i titoli più forti” e “i film di qualità o comunque non particolarmente commerciali si troverebbero ad pagare lo scotto rispetto ad opere più famose e popolari che finirebbero per esaurire il paniere mensile” di dieci ore previste dalla licenza proposta da SIAE.
Sulla stessa linea le preoccupazioni espresse da Martha Capello, dell’Associazione Giovani Produttori Cinematografici (AGPC): “Sono infatti proprio le produzioni più piccole e più giovani ad avvalersi del Web come importantissimo strumento di promozione delle opere. La libera circolazione internet dei trailer garantisce una efficace e fino ad oggi economica promozione, non solo del film, ma anche di tutti gli autori coinvolti nella produzione, compresi i compositori di colonne sonore. Poiché le musiche utilizzate sono, nella maggior parte dei casi, le stesse contenute nella soundtrack del film, ci domandiamo perché creare ulteriori complicazioni e barriere a quella che invece dovrebbe diventare una sempre più diffusa e libera promozione del cinema da valorizzare e incrementare”.
Roviglioni accusa dunque SIAE di essersi mossa male sia nei modi che nei tempi: “Oscurare i trailer sotto Natale significherebbe fare un danno molto consistente a tutta la distribuzione”.
Eppure anche Roviglioni parla di contributo “legittimo sotto il profilo del diritto d’autore”, anche se prova a tracciare una linea difensiva per disinnescare lo logica di SIAE secondo cui pubblicità significa automaticamente scopo di lucro che fa scattare la remunerazione dei trailer per qualsiasi motivo pubblicati: “La Siae sembra partire da un assunto, a nostro parere sbagliato, che i siti abbiano traffico perché sfruttano i trailer e non perché facciano un servizio di informazione”.
Continua Roviglioni: “Non c’è dubbio che il trailer abbia una funzione di promozione e di informazione e pertanto arricchisca i contenuti del sito, ma non è certo l’unica cosa che venga proposta. Si dovrebbe valutare che in certi luoghi e certe destinazioni non possano far scattare il presupposto impositivo”.
Roviglioni fa inoltre notare che silenziando la pubblicità dei trailer SIAE rischierebbe di darsi la zappa sui piedi: “La Siae sembrerebbe oltretutto non difendere nemmeno i propri interessi poiché boicottando la promozione dei film boicotta il suo core-business ovvero la percentuale che riscuote sui biglietti”.
Punto Informatico ha cercato di contattare sia Tozzi che altri produttori per cercare di capire che tipo di licenze accompagnano (dal lato produttivo e da quello distributivo) i trailer, perché il punto della richiesta di SIAE sembra risiedere in quel passaggio di diritti. Per il momento non si è ricevuta risposta: se l’editore ha pagato i diritti di sincronizzazione della colonna sonora per i trailer cinematografici per il loro “utilizzo”, questo fin dove arriva? Con quale licenze vengono distribuiti? Come intendono muoversi i produttori per difendere i propri interessi?
Claudio Tamburrino