La Corte federale di Los Angeles ha dato ragione ad Asus, che rischiava di veder bloccato il suo utilizzo del nome “Transformer Prime” in seguito ad una denuncia da parte del produttore di giocattoli Hasbro.
Questa l’ aveva denunciata perché adottava per un suo nuovo tablet Android il nome ritenuto sovrapponibile con quello del personaggio Prime della saga di giocattoli Transformer: situazione che – secondo l’accusa – farebbe credere ai consumatori che fosse in qualche modo collegato al franchise di Hasbro.
Quella dei nomi di Android è una saga nella saga che ha già sollevato ironia per i punti di contatto con alcuni marchi di preservativi; tuttavia quello dei diritti legati ad un nome specifico è un nuovo settore della proprietà intellettuale sempre più conflittuale per le aziende ICT: RIM ha dovuto rinunciare al nome “BBX”, Apple è alle prese con un’agguerrita contendente per il nome “iPad” e problemi li stanno avendo anche HTC ( per il nome “Vivid”) e Twitter (per il termine “Tweet”).
A determinare il responso negativo per Hasbro è stata principalmente la diversa natura della disciplina dei marchi rispetto a quella dei brevetti: a contare non è chi registra per primo la proprietà intellettuale, ma chi la utilizza commercialmente e in quale ambito. Il fattore principale nelle cause diventa dunque la chiarezza per il consumatore e il rischio di confusione: eventualità che, a quanto pare, per il giudice non appare probabile per quanto riguarda il tablet Android-Asus rispetto ai giocattoli Hasbro.
Il produttore di giocattoli ha già espresso il suo disappunto per la sentenza: “Tuttavia apprezziamo almeno le considerazioni della Corte circa la forza dei marchi Transformers e Transformers Primes ” e in forza di questo ha intenzione di procedere con la causa legale.
Claudio Tamburrino