Una indagine portata avanti da Trend Micro attraverso interviste a 500 IT leader, manager, CIO e CTO vede l’Intelligenza Artificiale al centro degli incubi di questi ultimi. Difficile capire se sia una previsione vera o se sia l’aumentata sensibilità nei confronti dell’Intelligenza Artificiale da parte di chi ricopre ruoli di questo tipo, ma i timori sono espressi su un duplice livello ed in entrambi i casi l’IA è vista come una minaccia concreta e di medio periodo.
IA, incubo per la sicurezza
Il primo timore è che l’IA diventi protagonista dei tentativi di attacco: già entro il 2025 potrebbero essere degli algoritmi a guidare la ricerca di vulnerabilità e le strategie di offesa per cercare di violare server e catturare informazioni. Questo timore è ormai protagonista presso 1 IT leader su 5, anche se 1 su 4 ritiene che già entro il 2030 gli accessi saranno autorizzati soltanto tramite DNA o strumenti biometrici, impedendo così realmente accessi indesiderati o truffaldini.
Il secondo timore è che l’IA non diventi protagonista soltanto tra i “ladri”, ma anche tra le “guardie”: il 41% degli IT leader, insomma, teme per il proprio stesso posto di lavoro, poiché l’IA potrebbe sostituirne le funzioni già entro il 2030. La sensazione, insomma, è che il 2030 sia visto come una sorta di frontiera entro cui l’IA assurgerà a ruolo protagonista totalizzante, andando oltre le capacità umane di attacco e di difesa in ambito IT.
L’uomo è tagliato fuori? Trend Micro richiama al realismo e smussa le spigolature di questa visione: l’IA avrà un ruolo sempre maggiore, ma soltanto in sinergia e complementarità con l’essere umano. Le tempistiche, insomma, si allungano e nel lungo periodo ogni valutazione andrà rivalutata. Ora ben più importante è invece concentrarsi sull’uomo, sulla cultura aziendale della sicurezza e sull’istituzione di best practice che possano consolidare la sicurezza evitando che proprio l’uomo possa essere l’anello debole che l’IA prenderà di mira una volta che tenterà la scalata al potere.