Da un po’ di tempo a questa parte Apple era stranamente silenziosa, mentre le indiscrezioni sul suo conto e sull’andamento delle vendite erano sempre più numerose: e non erano voci lusinghiere, visto che il titolo AAPL era sceso sotto la soglia dei 500 dollari (dopo che a metà dello scorso settembre si era affacciato sopra i 700).
Nonostante ciò, tra l’eterna battaglia con Android (con Samsung che sembra crescere in modo inarrestabile) e le notizie più o meno attendibili riguardo il calo di ordinativi di display per iPhone, i dati delle vendite USA e giapponesi (dove iPhone è risultato lo smartphone più venduto nel trimestre natalizio) sembravano dire che prima di tirare ogni conclusione fosse meglio attendere i dati trimestrali presentati questa notte.
Manco a dirlo, gli ultimi tre mesi del 2012 hanno rappresentato per Apple l’ennesimo record, il miglior trimestre fiscale della storia dell’azienda, con 54,5 miliardi di dollari di fatturato e un utile netto di 13,1 miliardi di dollari (pari a 13,81 dollari per azione diluita). Ragionando in termini percentuali si tratta di una crescita del 18 per cento rispetto allo scorso anno, o del 52 in più rispetto al trimestre precedente. Pur essendo estremamente favorevole, il dato evidenzia un rallentamento della crescita, che nei due anni precedenti aveva fatto segnare incrementi relativi superiori al 70 per cento. Forse il dato anomalo era proprio quello degli anni scorsi, visto che andando ancora un po’ più indietro nel tempo si ritrovano dati più coerenti con quelli di quest’anno.
Wall Street pare non aver gradito questi numeri visto che il titolo Apple (nel momento in cui scrivo) sta perdendo circa il 10 per cento del proprio valore, assestandosi su una quota intorno ai 460 dollari. Niente ha potuto neppure il dividendo promesso da Cook agli azionisti. Qualcuno ha scritto che ad Apple non basta fare bene, ma è obbligata a stupire, e questo è l’esempio più classico che poteva capitare, visto che viene punita con un calo così pesante nonostante abbia rispettato e superato le proprie previsioni fatte tre mesi fa.
Inoltre ci sono ancora molti margini di crescita sia a livello di proposta hardware (con il fantomatico iPhone low-cost ) sia a livello di accordi con gli operatori telefonici: basti pensare che negli Stati Uniti l’accordo con T-Mobile (un operatore da 35 milioni di abbonati) non si è ancora concretizzato , mentre in Cina (che a detta di Cook , è destinato a diventare uno dei mercati principali di Apple) manca ancora l’accordo con China Mobile, il più grande operatore mondiale.
In termini percentuali ancora meglio dell’iPhone ha fatto iPad, forte anche del supporto alle vendite dato dal Mini. Anche in questo caso mancano i dati in dettaglio, ma se la crescita di unità vendute è pari al 48 per cento (passando grossomodo dai 15 ai 23 milioni) mentre il fatturato è cresciuto “solo” del 22, significa che iPad mini (che ha un prezzo inferiore) l’ha fatta da padrone.
iPod vive il suo consueto momento di gloria natalizia, ma il declino è ormai evidente e inevitabile: il lettore musicale di Apple segna sì un +137 per cento rispetto al trimestre precedente, ma il confronto annuale vede un calo del 18. Ragionando in termini di unità vendute è facile immaginare che il grosso dei 12 milioni di unità sia da attribuire all’iPod Touch, e ciò pone seri dubbi sul futuro degli altri modelli: personalmente credo che il Classic sia destinato a sparire in tempi brevi e, se lo Shuffle può aver senso in certi contesti, l’attuale iPod Nano mi pare decisamente di poca attrattiva. Il confronto sul totale del fatturato è poi impietoso: iPod, nel suo trimestre migliore, fattura meno di un decimo rispetto all’iPhone, che a sua volta rappresenta più della metà del fatturato totale (30,7 miliardi di dollari sui 54,5 totali). iPad, con i suoi 10,7 miliardi totalizza quasi il doppio dei Mac, che calano del 22 per cento anche in termini di unità vendute rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Che il mercato dei PC sia in calo è cosa risaputa anche tra i costruttori di microprocessori : in parte la colpa va immancabilmente all’interminabile crisi economica, ma sicuramente molta gente trova più comodo utilizzare un tablet anziché un computer per fare molte cose, e anche la stessa Intel ha dovuto adattarsi a questa nuova tendenza del mercato.
I dati sono comunque molto contrastanti tra i vari continenti, visto che negli USA la casa della mela mantiene saldamente la terza posizione nella classifica dei costruttori di computer, facendo segnare una crescita del 5 per cento rispetto allo scorso anno. A differenza del passato, Apple non ha fornito indicazioni sulla suddivisione tra macchine desktop e portatili, ma possiamo immaginare che i notebook l’abbiano fatta da padrone, anche perché il nuovo iMac ( recentemente aggiornato ) ha grossi problemi di approvvigionamento per i modelli da 27 pollici, e il Mac Pro è ancora in attesa di un restyling che è stato promesso quest’anno.
Esaminando i dati dal punto di vista geografico possiamo notare che la Cina (rappresentata per la prima volta come zona a sé stante, anche se comprensiva di Hong Kong e Taiwan) è il luogo dove si è registrata la crescita maggiore (per la precisione +67 per cento rispetto all’anno precedente); molto bene anche il Giappone, che mette a segno un +25, mentre il resto del continente Asiatico è il fanalino di coda insieme all’Europa (con un incremento di fatturato pari “solamente” al 10 per cento).
Per il prossimo trimestre è stato previsto un fatturato compreso tra i 41 e i 43 miliardi di dollari, poco più dei 39 miliardi dello stesso periodo del 2012: forse è questa previsione molto cautelativa ad aver spaventato maggiormente gli investitori, ma prima di arrivare a quei dati sicuramente ci si aspetta qualche nuovo annuncio da parte di Apple.
Domenico Galimberti
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