Che questo trimestre sarebbe stato particolare lo si era capito fin dal principio: Mac Pro che escono dai listini europei aspettando un rinnovo “a data da destinarsi”, prossime generazioni di iPhone e iPad che (nonostante l’insistenza di certe indiscrezioni) era estremamente improbabile che arrivassero tanto presto, nuovi iMac che (per le loro particolarità costruttive) hanno raggiunto il regime di produzione solo da poco, e aggiornamenti della linea portatili ancora in attesa.
In realtà, nonostante i record di vendita del periodo natalizio, che il trimestre in corso sarebbe stato difficile lo si era capito fin dai risultati fiscali del primo trimestre 2013 , quando la stessa Apple prevedeva per i mesi successivi “un fatturato compreso tra i 41 e i 43 miliardi di dollari, poco più dei 39 miliardi dello stesso periodo del 2012″ ma soprattutto un margine lordo intorno al 38 per cento, cioè 10 punti percentuali in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Queste previsioni tra il cauto e il pessimistico, dettate probabilmente dalla consapevolezza che nel trimestre appena concluso non ci sarebbe stata alcuna novità , hanno alzato il “nervosismo” intorno al titolo AAPL, un nervosismo talmente elevato da spingere qualcuno ad ipotizzare che Apple sia alla ricerca di un nuovo CEO più carismatico di Tim Cook.
Iniziando a parlare di numeri, nelle scorse settimane si sono susseguite voci altalenanti di vendite record (anche se di prodotti con prezzi inferiori, come l’iPad mini in luogo dell’iPad Retina) e vendite fiacche, queste ultime confermate anche dai pessimi risultati di alcuni dei fornitori di Apple; queste notizie hanno spinto ulteriormente verso il basso il titolo AAPL, fin sotto i 400 dollari, ovvero i valori di dicembre 2011. Per inciso, nessuno si sarebbe sognato 16 mesi fa di dire che Apple stava andando male, ma mentre allora il trend era crescente ora è pesantemente in calo, visto che dai 700 dollari dello scorso settembre (massimo storico del titolo) si è perso oltre il 40 per cento. Ci sarebbe anche da notare come, nel grafico storico degli ultimi cinque anni, sia proprio la crescita del 2012 ad essere anomala: un valore attuale in linea con il trend di crescita precedente sarebbe intorno ai 480 dollari, ma agli investitori interessano i risultati attuali più che la storia, e le previsioni più accreditate non si discostavano molto da quanto previsto dalla stessa Apple, con un probabile calo dei profitti dopo 10 anni di continua crescita.
Arriviamo, infine, ai dati veri e propri. Apple è andata oltre le previsioni, riuscendo a fatturare 43,6 miliardi di dollari, l’11 per cento in più rispetto ai 39 miliardi del 2012. Questo risultato è stato raggiunto, ancora una volta, grazie ad iPhone e iPad. Il melafonino nonostante la concorrenza di Android (Samsung in testa) tiene il mercato con 37,4 milioni di unità, riuscendo a fare il 7 per cento in più rispetto allo scorso anno per un totale di 22,3 miliardi di dollari, oltre il 50 per cento del fatturato totale: una buona premessa per le prossime mosse di Cupertino, soprattutto in vista del rilascio del modello a basso costo che dovrebbe ampliare le quote di mercato.
Le performances migliori arrivano però ancora una volta dall’iPad con 19,5 milioni di unità, il 65 per cento in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente anche se, a testimonianza di quanto accennato sopra, il fatturato aumenta solo del 40 per cento: le vendite si sono spostate sui modelli meno costosi, cioè sull’iPad mini. I Mac, considerando il momento difficile del mercato PC, riesce a fatturare il 7 per cento in più dell’anno scorso nonostante il leggero calo (2 per cento) di unità vendute ma, mancando il dettaglio sui singoli modelli, diventa difficile fare delle considerazioni puntuali.
Possiamo fare invece qualche considerazione sugli utili che si assestano sui 9,6 miliardi di dollari, facendo segnare un calo del 17 per cento rispetto agli 11,6 miliardi del 2012. Si tratta del primo calo di utili da 10 anni a questa parte ma, considerando il buon andamento delle vendite e l’incremento di fatturato, questo calo è semplicemente l’evidenza della riduzione del margine lordo, passato dal 47,4 al 37,5 per cento. Per limitare gli scossoni di questo dato, Apple ha deciso di incrementare la quota del dividendo da distribuire agli azionisti, anche perché le previsioni per il prossimo trimestre sono ancora sottotono: un fatturato tra i 33,5 e i 35,5 miliardi di dollari (nel 2012 erano stati 35 miliardi) e un’ulteriore lieve flessione del margine.
Possiamo poi constatare l’ormai inevitabile declino dell’iPod (trend già evidente da diversi trimestri) e l’ottimo risultato dei servizi legati a iTunes (iTunes Store, App Store, Mac App Store) che cresce del 30 per cento e totalizza più di 4 miliardi di dollari, quasi il 10 per cento dell’intero fatturato, a riprova del fatto che l’ecosistema messo in piedi da Apple funziona.
A fronte di queste notizie discordanti, anche il comportamento degli investitori è stato altalenante: dopo una chiusura in rialzo a 406,13 dollari, nell’After Hour il titolo AAPL ha visto le contrattazioni spingersi fino ai 425 dollari, o scendere a 404. Ora, anche alla luce di quanto detto ieri , non resta che attendere qualche novità che definisca in modo chiaro e preciso quale sarà la direzione di Cupertino nei prossimi anni. Tim Cook ha lasciato intravedere qualche novità per l’autunno, ha parlato di “nuove categorie merceologiche” per la fine di quest’anno o più probabilmente per il 2014: che si tratti di iWatch, di una TV con la Mela o di chissà cos’altro (ma pare escluso dallo stesso Cook che ci sia in programma un iPhone con schermo più grande) bisognerà attendere il mese di ottobre per scoprirlo.
Domenico Galimberti
blog puce72
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