Confrontando le entrate del Q3 2019 di Huawei con quelle registrate nello stesso periodo dell’anno precedente balza all’occhio un +24,4%. Il business del gruppo cinese è decisamente in salute, nonostante le difficoltà con le quali ormai da alcuni mesi l’azienda ha a che fare in seguito all’annuncio del ban USA.
C’è il ban, ma Huawei continua a crescere
Segno positivo per il business legato agli smartphone con 185 milioni di unità distribuite nel mondo da gennaio a settembre, +26 rispetto ai primi nove mesi del 2018. Regge anche l’attività legata ai network 5G, ambito in cui il colosso di Shenzhen continua a vestire i panni del leader: sono circa 60 i contratti già siglati con gli operatori a livello globale per l’allestimento delle reti mobile di nuova generazione. A tal proposito, proprio nei giorni scorsi abbiamo scritto su queste pagine che la Germania ha deciso di non mettere al bando le sue infrastrutture, nonostante le pressioni che arrivano da oltreoceano.
Evoluzioni si segnalano anche nel territorio cloud dove la società sta rafforzando la propria presenza con hardware e soluzioni destinate ai data center (Atlas 900, Ascend AI). Il chairman Liang Hua invita comunque alla cautela, a non lasciarsi andare a facili entusiasmi, anche in attesa di capire cosa accadrà in seguito alla scadenza di metà novembre quando arriverà a termine l’ennesima proroga concessa dal Dipartimento del Commercio statunitense per collaborare con le realtà USA.
Non abbiamo detto di non aver di fronte difficoltà. Ci sono e potrebbero interferire con il ritmo della nostra crescita nel breve periodo.
Huawei si è già mossa a tal proposito in modo preventivo attraverso iniziative come lo sviluppo di un sistema operativo proprietario, la piattaforma battezzata HarmonyOS. Almeno in un primo momento non sarà destinato agli smartphone.