Il Premio Nobel per la Fisica alla moderna trinità della fibra ottica. Tre ricercatori alla fine incoronati dalla celebre Royal Swedish Academy of Sciences di Stoccolma, per aver gettato negli anni 60 le più che solide basi per lo sviluppo degli odierni media digitali e soprattutto delle infrastrutture che hanno reso possibile il diffondersi delle telecomunicazioni . Quasi un milione e mezzo di dollari da dividere tra i tre scienziati che hanno contribuito con i propri studi a costruire quella che oggi è una società basata sul concetto di comunicazione.
“Per i progressi senza precedenti relativi alla trasmissione della luce attraverso fibra per la comunicazione ottica”: così l’annuncio da parte dell’assemblea svedese al Karolinska Institute , per offrire metà della massima onorificenza a Charles Kuen Kao , nato a Shanghai nel 1930 e successivamente cittadino britannico e statunitense. Kao si era laureato al Woolwich Polytechnic di Londra per poi diventare ricercatore agli Standard Telecommunication Laboratories ad Harlow, Gran Bretagna. Qui, gli studi del suo team hanno portato a sperimentazioni prima solo immaginabili.
Kao aveva capito che, eliminando le impurità nel vetro, avrebbe ottenuto un ottimo medium per la propagazione della luce. Al tempo dei suoi primi passi teorici, ha spiegato la commissione del Nobel, soltanto l’1 per cento della luce sarebbe riuscito a sopravvivere attraverso una fibra di 20 metri. Attualmente, il 95 per cento di quella stessa luce riesce a passare dentro un cavo lungo un chilometro . È aver eliminato le impurità, ha dichiarato il fisico Joseph Nordgren a capo della commissione di quest’anno, che ha permesso a Kao di trasformare la teoria in pratica.
“Per l’invenzione del circuito semiconduttore di immagini, il sensore CCD”: così il secondo annuncio per la seconda metà del Premio Nobel per la Fisica, da dividere tra Willard Boyle (85 anni) e George Smith (79 anni). I due ricercatori statunitensi avevano sviluppato, ai Bell Labs nel New Jersey, la tecnologia oggi alla base delle comuni videocamere digitali oltre che dei telescopi come l’Hubble , che hanno rivoluzionato il modo di vedere tutto quello che circonda semplici fotoamatori e astronomi. Non a caso lo stesso Boyle – che ha sentito “una deliziosa sensazione per tutto il corpo” – ha parlato delle immagini spedite da Marte come una delle gratificazioni più alte di tutta la sua carriera.
“La nostra è un’età dell’informazione e delle immagini e non c’è nulla che lo testimoni meglio di Internet e delle videocamere digitali – ha commentato Robert Kirby-Harris a capo dell’ Institute of Physics – Questi straordinari inventori sono responsabili delle trasformazioni radicali del mondo in cui viviamo e meritano davvero questo riconoscimento”.
Mauro Vecchio