Tripadvisor non illude i consumatori presentando le valutazioni che ospita come verità oggettive, ma si limita a proporre uno strumento che, sulla base dei grandi numeri, può restituire una valutazione della reputazione delle attività commerciali recensite: con queste motivazioni il TAR del Lazio ha decretato l’annullamento delle sanzioni elevate dall’AGCM nel mese di gennaio.
Nel maggio 2014 l’authority antitrust aveva avviato le indagini , a seguito delle segnalazioni di cittadini, utenti ed esercenti, alcuni dei quali rappresentanti da Unione Nazionale Consumatori, altri da Federalberghi: aveva rilevato la violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo, ritenuto responsabile di aver “diffuso informazioni ingannevoli sulle fonti delle recensioni”, impiegando toni “particolarmente assertivi” nel presentare il proprio patrimonio di recensioni, alcune delle quali inevitabilmente false o parziali, nonostante i controlli operati e il sistema di reputazione volto a proporzionare il valore dei contributi degli utenti. Per questo motivo l’AGCM aveva irrogato una multa per 500mila euro.
Ma il processo d’appello di Tripadvisor, preso in considerazione dal Tribunale Amministrativo del Lazio, è sfociato in una conclusione differente: “non si rileva alcun messaggio ingannevole – recita la sentenza depositata ieri – in quanto Tripadvisor esplicitamente nel sito evidenzia che non è in grado di verificare i fatti (e quindi la veridicità o meno) delle recensioni, che queste costituiscono mere opinioni degli utenti e che l’affidabilità del messaggio deriva dall’esame di un numero elevato di recensioni per la stessa struttura”. La piattaforma “non ha mai asserito che tutte le recensioni sono vere, richiamando anzi l’impossibilità di controllo capillare e invitando a considerare le “tendenze” delle recensioni e non i singoli apporti”. La piattaforma non si sarebbe dunque sottratta alle proprie responsabilità, nei limiti del possibile: gli elementi forniti da Tripadvisor, anzi, testimoniano “che esiste un approfondito sistema di controllo concentrato sulle sofisticazioni organizzate a scopo economico, le uniche in grado, in quanto organizzate, di influire sulla media del punteggio relativo alla singola struttura”.
Il compito di soppesare queste recensioni organizzate da Tripadvisor spetterebbe secondo il TAR anche all'”utente medio di “internet””, che “dalla ormai ventennale diffusione di tale “rete” informatica” dovrebbe aver appreso “i meccanismi che operano ai fini dell’accesso alla rete stessa e le insidie insite nella particolare struttura che i c.d. “siti aperti” possono contenere sull’attendibilità dei singoli apporti, relativi alle opinioni personali espresse da utenti di ogni tipo”.
Il Tar ha dunque disposto l’annullamento della multa, che la piattaforma ha accolto con soddisfazione: “Questa è sia una vittoria per i consumatori sia una conferma dell’impegno di Tripadvisor nell’aiutare a democratizzare l’industria del turismo”.
Di tutt’altro avviso sono invece le associazioni che avevano segnalato il comportamento di Tripadvisor all’autorità antitrust. L’Unione Nazionale Consumatori, che conta “sui successivi gradi di giudizio per ottenere giustizia e rimediare a questa tesi grossolana” evidenzia la contraddizione tra le affermazioni del TAR, che rileva al tempo stesso che Tripadvisor metta in campo adeguati sistemi di controllo e che la piattaforma dichiari l’impossibilità di verificare i fatti: “Ci rendiamo conto che controllare in Rete è forse più complicato rispetto al mercato fisico – ha dichiarato il segretario dell’associazione Massimiliano Dona – ma ancora una volta la legge e l’attività di controllo non possono rimanere due passi indietro rispetto al progresso”. Sulla stessa linea, l’ opinione di Federalberghi: “La sentenza del TAR del Lazio sulle recensioni ingannevoli, emessa oggi, conferma l’esistenza di un serio problema, in relazione al quale Tripadvisor, all’ombra di una legislazione lacunosa, continua inspiegabilmente a rifiutarsi di apportare correttivi, che con un minimo sforzo migliorerebbero di molto l’affidabilità del “gufo””. Federalberghi chiama a testimonianza delle proprie istanze il caso montato nei giorni scorsi dal sito Italia a Tavola in collaborazione con alcuni ristoratori: Tripadvisor permette che un ristorante che non esiste scali le classifiche della reputazione con recensioni ovviamente non veritiere.
Gaia Bottà