Austin (USA) – Prima di essere assunto da qualche produttore di software di sicurezza, il 20enne Christopher Andrew Phillips dovrà uscire dalla grave vicenda giudiziaria in cui l’ha cacciato la sua abilità come programmatore. Già, perché il giovane studente dell’Università di Austin, in Texas, è colpevole di infiltrazione abusiva nei server del proprio ateneo.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, che da una settimana circa lavorano sul caso assieme alle autorità universitarie, il ragazzo ha costruito un programma capace di inserirsi su un server web dell’ateneo e scaricare l’intero database che per ragioni di evidente negligenza era stato montato su quello stesso server. Christopher si è così trovato in mano un mazzo di 55mila nomi, numeri di Social Security e altri dati personali relativi agli studenti suoi colleghi.
Quando il fatto è accaduto, nei giorni scorsi, si è levata una forte polemica sulla tutela dei dati personali degli studenti universitari che, certo non per la prima volta, sono stati oggetto di un attacco. In questo caso avvenuto attraverso un cavallo di troia confezionato dallo stesso Phillips.
Dalla sua, il giovane americano ha la scelta di essersi costituito alle autorità di polizia nelle scorse ore ammettendo di essere l’autore dell’exploit. E anche di non aver abusato, sembra, delle informazioni ottenute illecitamente. Ma la pena a cui potrebbe andare incontro è severa, perché in Texas un atto come quello commesso da Phillips può costare otto anni di carcere e multe fino a 500mila dollari.
In attesa del processo, comunque, Phillips è stato mandato a casa e il suo avvocato ha spiegato che per il momento tutto quello che gli si richiede è di avvertire ogni volta che utilizza un computer e spiegare il motivo per cui ne ha bisogno.