Roma – Non c’è pace per le nuove tecnologie di comunicazione, a partire dai telefonini. Le funzionalità audio-video dei nuovi cellulari sono ancora una volta sotto accusa, questa volta in Australia, quando vengono utilizzati da alunni e docenti a scuola.
Secondo una parte del parlamentino dello stato del West Australia, infatti, l’uso di questo genere di telefoni cellulari a scuola non solo mette a rischio la privacy degli alunni ma rappresenterebbe persino un incentivo al furto visto il costo che spesso hanno questi apparecchi.
Un divieto simile già è attivo in piscine e centri sportivi in quello e in altri stati australiani e sul fronte della scuola è già nata una ulteriore polemica. Il ministro locale sostiene che le singole scuole potranno decidere da sé ma l’opposizione incalza: “Non c’è alcun motivo per portare a scuola cellulari con capacità fotografiche o video”.
Ma se in Australia si discute, in Cina invece non fa nemmeno notizia che la Thought Police locale da qualche giorno non solo ha il diritto di leggersi gli SMS spediti e ricevuti dai cittadini cinesi ma anche di censurare e perseguire chi si scambia messaggini “osceni”.
Le autorità della regione di Liaoning hanno infatti deciso che per il bene della popolazione locale è bene impedire che certi dialoghi avvengano attraverso il cellulare. Qualcuno ritiene che, come per le email, la polizia voglia in realtà controllare che attraverso gli SMS non si organizzino i cinesi democratici e non circolino idee anti-regime. Ma è un’idea respinta con sdegno dagli oligarchi cinesi, secondo cui in ballo c’è qualcosa di molto superiore: la pubblica moralità.
In Malaysia, invece, da qualche giorno un tribunale ha chiarito che un uomo può divorziare dalla moglie via SMS. Chi non ne potrà più della consorte, o di una delle consorti, potrà infatti liberarsene scrivendo un SMS. Tempo di digitazione: trenta secondi. Non potranno invece farlo le mogli, esseri di seconda classe, destinate a vivere con ansia l’arrivo di ogni nuovo messaggino.