Solo pochi giorni dopo essere tornato a puntare il dito contro Jeff Bezos e Amazon, Donald Trump attacca un altro colosso del mondo hi-tech: questa volta tocca a Google e al suo CEO, ospite del Presidente USA a fine marzo per discutere questioni legate ad attività del gruppo e sicurezza nazionale. Lo sfogo, neanche a dirlo, ancora una volta a mezzo Twitter.
Lo sfogo del Presidente USA contro bigG
L’invettiva si apre proprio con un riferimento al meeting con Sundar Pichai, impegnato nell’occasione tra le altre cose a spiegare come bigG non abbia collaborato con il governo cinese. Un’ipotesi formulata in seguito alla messa in campo del progetto Dragonfly (ora definitivamente abbandonato) con l’obiettivo di lanciare un motore di ricerca sottoposto a censura nel paese asiatico. Ce n’è anche per Hillary Clinton, qui citata con uno degli epiteti già utilizzati in passato da Trump per indicare la sua concorrente alle Presidenziali del 2016.
Sundar Pichai di Google è stato nello Studio Ovale, impegnandosi parecchio per spiegare quanto gli piacessi, il grande lavoro svolto dall’Amministrazione, che Google non è stata coinvolta dall’esercito cinese, che non ha aiutato Crooked Hillary contro di me nelle elezioni del 2016, che…
@sundarpichai of Google was in the Oval Office working very hard to explain how much he liked me, what a great job the Administration is doing, that Google was not involved with China’s military, that they didn’t help Crooked Hillary over me in the 2016 Election, and that they…
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 6, 2019
Viene poi menzionato direttamente Kevin Cernekee, ex ingegnere Google che intervistato nel talk show di Tucker Carlson su Fox News ha raccontato come il gruppo di Mountain View abbia fatto di tutto (senza successo) per far perdere le elezioni al tycoon.
… non hanno pianificato di sovvertire illegalmente le elezioni 2020 nonostante sia stato detto il contrario. Tutto mi è sembrato corretto finché non ho visto Kevin Cernekee, un ingegnere di Google, dire cose terribili a proposito di quanto fatto nel 2016 e che desiderano “Far sì che Trump perda…
….are NOT planning to illegally subvert the 2020 Election despite all that has been said to the contrary. It all sounded good until I watched Kevin Cernekee, a Google engineer, say terrible things about what they did in 2016 and that they want to “Make sure that Trump losses…
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 6, 2019
A proposito delle dichiarazioni, è subito giunta la smentita dell’azienda, che riportiamo di seguito.
Le dichiarazioni rilasciate da questo ex dipendente insoddisfatto sono assolutamente false. Ci impegniamo a fondo per realizzare i nostri prodotti e per garantire il rispetto delle nostre policy in modo che le tendenze politiche non siano prese in considerazione. Distorcere i risultati per scopi politici danneggerebbe il nostro business e andrebbe contro la nostra mission di fornire contenuti utili a tutti i nostri utenti.
Ce n’è anche per quella parte della stampa d’oltreoceano che, secondo Trump, è colpevole di averlo messo in cattiva luce nascondendo invece le malefatte della Clinton. I tweet si concludono con la promessa (o minaccia) di osservare “da molto vicino” l’attività di Google.
… nel 2020″. Secondo Lou Dobbs è una truffa nei confronti del pubblico americano. Peter Schweizer ha ammesso chiaramente di aver occultato storie negative su Hillary Clinton e spinto quelle che hanno messo in cattiva luce Donald Trump. Tutto è davvero illegale. Osserveremo Google da molto vicino!
….in 2020.” Lou Dobbs stated that this is a fraud on the American public. @peterschweizer stated with certainty that they suppressed negative stories on Hillary Clinton, and boosted negative stories on Donald Ttump. All very illegal. We are watching Google very closely!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 6, 2019
Quando manca poco più di un anno alle Presidenziali 2020, tutto lascia presagire una campagna elettorale infuocata, i cui toni promettono di essere tutt’altro che pacati. Il repubblicano proverà a confermarsi per il secondo mandato alla Casa Bianca, gestendo un rapporto con il mondo hi-tech mai come ora teso, complice anche la questione legata al ban di Huawei e alla trade war con la Cina.