Le dichiarazioni di Trump al G20 in merito a Huawei sembrano aver creato un po’ di confusione, tra gli addetti ai lavori e non solo. Si è parlato di una possibile apertura verso la soluzione del caso ban in modo da consentire al gruppo cinese di tornare a collaborare senza vincoli o limitazioni con le realtà statunitensi, ma le cose per ora non cambiano: l’azienda rimane nella Entity List mentre la scadenza del 19 agosto si avvicina.
Il ban per il momento rimane in vigore
Sulla questione è intervenuto un rappresentante del Dipartimento del Commercio con una comunicazione indirizzata al proprio staff in cui, secondo quanto riportato oggi da Reuters, la società di Shenzhen è da considerarsi ancora inclusa nella blacklist di Washington. Perché Huawei possa fare affari con i fornitori USA sarà dunque necessaria la firma di una licenza temporanea (Temporary General License), esattamente come più volte ripetuto nell’ultimo mese e mezzo. Ne ha parlato nei giorni scorsi Larry Kudlow, consulente economico per la Casa Bianca, sottolineando la possibilità che ne vengano rilasciate per l’acquisto di chip e altre componenti non ritenute fonti di rischio per la sicurezza nazionale.
La testata è venuta a conoscenza di un’email inviata lunedì al personale impiegato nel Bureau of Industry and Security del Dipartimento del Commercio, firmata da John Sonderman, Vicedirettore dell’Office of Export Enforcement. Nel testo le linee guida da seguire per l’approvazione delle richieste giunte dai produttori statunitensi intenzionati a rifornire Huawei. Le modalità rimangono quelle applicate alle realtà presenti nella Entity List.
I segnali di apertura
Nei giorni scorsi Ren Zhengfei è tornato a parlare della vicenda, definendo l’apertura una “cosa buona per le aziende americane”. Gli hanno fatto eco le parole di un portavoce della società cinese.
Huawei ha volontà di continuare ad acquistare prodotti da fornitori americani. Non stiamo vedendo un grande impatto su ciò che facciamo al momento. Rimarremo concentrati sul fare il nostro lavoro al meglio.
Una dichiarazione non esattamente allineata con quella che è giunta dal CEO a metà giugno, che riprendiamo di seguito.
Non pensavamo potessero attaccarci su così tanti fronti. Non possiamo ottenere la fornitura delle componenti, non possiamo partecipare a molte delle organizzazioni internazionali, non possiamo lavorare a stretto contatto con parecchie università, non possiamo utilizzare nulla con una componente statunitense e non possiamo nemmeno stabilire una connessione con i network che si basano su queste componenti.
Insomma, nonostante le parole di Trump che hanno seguito l’incontro giapponese con Xi Jinping nulla è cambiato. Accadrà probabilmente a breve, entro qualche settimana, prima che il conto alla rovescia che porta alla scadenza del 19 agosto giunga al termine. L’ipotesi di un accordo tra le parti e la cancellazione del ban non è da escludere, anche al fine di rasserenare i rapporti tra Stati Uniti e Cina, oggi protagoniste di quella che da più parti è già stata battezzata una trade war. Rimarrà invece quasi certamente in vigore il divieto per gli operatori USA di rivolgersi a Huawei per l’allestimento delle reti 5G.