Venerdì, nel golf club presidenziale di Bedminster (New Jersey), Donald Trump e Tim Cook hanno condiviso lo stesso tavolo. Non esattamente una cena di piacere, piuttosto l’occasione di discutere come l’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni dalla Cina finirebbe per assestare un duro colpo al business della mela morsicata: il sovrapprezzo andrebbe a tradursi in un aumento del costo finale applicato agli acquirenti.
Trump, Cook e i dazi sulla Cina
Stando a quanto riferito poi da Trump alla stampa d’oltreoceano prima di rientrare alla Casa Bianca, le argomentazioni esposte da Cook sarebbero risultate piuttosto convincenti. Apple si troverebbe in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti più diretti, Samsung su tutti, che basano la realizzazione dei loro dispositivi non esclusivamente sul territorio cinese, ma anche in Vietnam e Corea del Sud, paesi per i quali non sono previsti nuovi dazi.
Alla fine del mese scorso il Presidente USA si era rivolto direttamente al CEO di Cupertino chiedendo l’apertura di impianti produttivi all’interno degli Stati Uniti, facendo riferimento esplicito al Texas. In questo modo, ha allora affermato il tycoon, l’azienda non andrebbe incontro ad alcuna ulteriore spesa.
I dazi su Apple non verranno cancellati, né alleggeriti, per le parti dei Mac Pro che sono realizzate in Cina. Costruiteli negli USA, non ci sono dazi!
Nonostante la recente decisione di posticipare al 15 dicembre l’introduzione delle nuove imposte per alcune categorie di prodotti nelle quali rientrano gli smartphone della linea iPhone, i tablet della gamma iPad e i computer della famiglia Mac, dal primo giorno di settembre negli Stati Uniti saranno applicati dazi aggiuntivi a device come gli orologi Apple Watch, le cuffie AirPods e altri accessori. È dunque lecito attendersi un incremento dei prezzi a breve.