Può il Presidente degli Stati Uniti prendere in giro un rappresentante del quarto potere e impedire a diversi cittadini di accedere ai suoi messaggi pubblici? Queste sono le domande apparentemente surreali, ma diventate concrete con la scelta di Donald Trump di non utilizzare soltanto l’account Twitter ufficiale @POTUS , ma continuare anche ad utilizzare senza filtri il suo account privato @realDonaldTrump .
Che Donald Trump sia assolutamente incapace di rientrare nella convenienza politica, nella normale etichetta o spesso nel buon senso è un fatto noto: proprio per il mancato rispetto dei protocolli di sicurezza relativi alla condivisione di informazioni riservate con un Paese straniero come la Russia, infatti, sta rischiando l’impeachment e di portare la sua amministrazione ad una prematura fine.
Oltre a questo aspetto assolutamente non canonico del nuovo Presidente degli Stati Uniti, tuttavia, anche la sua comunicazione del tutto personale e affatto istituzionale attraverso Twitter sta costringendo gli osservatori a porsi domande assolutamente inaspettate. Come può un Presidente che dovrebbe rappresentare l’intera popolazione “bloccare” determinati cittadini dall’accedere ai suoi post (come ha fatto per esempio nel caso più eclatante con Stephen King)? O come può utilizzare dalla sua posizione privilegiata tale mezzo per screditare il lavoro e l’abilità di un giornalista o giudicare il lavoro di una donna a partire dalla sua età o dal suo aspetto ?
Quest’ultima questione è diventata d’attualità con il tweet postato ieri da Trump con il quale accusa la trasmissione televisiva Morning Joe (precedentemente inquadrata tra i suoi sostenitori, tanto che si era più volte offerto per lunghe interviste) di “parlare male” di lui, andando sul personale nei confronti dei suoi presentatori e in particolare della presentatrice Mika Brzezinski. Trump sembra d’altra parte spesso pronto a sminuire le donne nella loro attività professionale: in questo caso ha parlato delle conseguenze indesiderate di una presunta operazione di chirurgia plastica e di un basso quoziente intellettivo.
Contro il Presidente Trump, tuttavia, stavolta la reazione dei media è apparsa compatta e si sono mobilitati i leader del partito che lo ha portato alla Presidenza, quello Repubblicano, probabilmente stufo di dover porre rimedio alle sue intemperanze e inadeguatezze: come twitta la Senatrice Susan Collins: “deve smetterla, tutti abbiamo un lavoro, 3 rami del Governo e i media. Non dobbiamo andare per forza d’accordo, ma mostrare civiltà e rispetto”. Sulla stessa linea la Senatrice Lisa Murkowski che chiede al presidente di smetterla e che “la piattaforma presidenziale dovrebbe essere utilizzata per qualcosa di più che buttare giù le persone” e l’ex Governatore della Florida Jeb Bush che parla di comportamento “inappropriato, indegno, non presidenziale”.
Che la crisi di governo statunitense avverrà per un tweet?
Claudio Tamburrino