Chissà cosa ne penserebbe Giorgio Gaber del nuovo tweet di Donald Trump. Se “fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra“, infatti, secondo Trump anche le SERP di Google sono di sinistra, ma non si capisce quale possa essere invece un potenziale motore di destra. In ogni caso la convinzione di Trump è seria e la sua promessa è debito: presto interverrà in proposito.
A poche ore dal decesso di John McCain, che già ha rispettosamente messo di fronte Democratici e Repubblicani e le rispettive identità storiche, il grande escluso dal funerale del senatore si trova ora a twittare sul medesimo argomento. Lo fa in modo scomposto, come spesso è per un Presidente abituato a certe frecciate lanciate da social network, ma circostanziato:
https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1034371152204967936
Insomma: Google filtrerebbe le notizie positive relative alla sua presidenza semplicemente dando predilezione a fonti che tendono a porre in evidenza le notizie più favorevoli agli ambienti Democratici. L’area Repubblicana, insomma, rimane celata dietro SERP faziose trovando minor successo tra i lettori. Con un ulteriore tweet l’attacco si fa frontale e il linguaggio fortemente complottista:
Stanno controllando quel che possiamo o non possiamo vedere. Questa è una situazione molto grave – che andremo a risolvere!
Google, bias di sinistra?
Dietro il dito puntato di Donald Trump c’è però qualcosa di più profondo, che nelle parole del Presidente si è trasformato immediatamente in polemica. A monte dei tweet presidenziali, infatti, v’è l’analisi pubblicata da PJMedia e firmata da Paula Bolyard: una serie di ricerche relative alle news sul presidente, infatti, hanno mostrato come in larga parte i risultati evidenziati siano relativi a testate dal baricentro spostato a sinistra (CNN, CBS, The Atlantic, CNBC, The New Yorker). Assenze rumorose, quindi, sarebbero quelle di Fox News, Forbes, New York Post e altri ancora.
Una analisi SEO citata nel medesimo articolo, e basata su parole chiave estratte direttamente dal dibattito politico di questi mesi, evidenzierebbe medesimo risultato. PJMedia attribuisce il tutto ad un “algorithmic bias” (il medesimo effetto che IBM propone di immunizzare attraverso una Dichiarazione di Conformità dei servizi di Intelligenza Artificiale) che in parte scagiona Google (la faziosità dei risultati sarebbe dettata dalle abitudini dei lettori, quindi Google non farebbe altro che riflettere le scelte degli utenti) e in parte avvalora la tesi del Presidente (nonché la proposta IBM).
L’equità che IBM propone sugli algoritmi di Intelligenza Artificiale (per depurarli di fattori quali razzismo, disparità di genere e altre conseguenze di malcelati bias cognitivi), una precisa parte politica la pretende per il confronto quotidiano sui media: Google, il principale motore di ricerca al mondo, gruppo che lo stesso Trump ha recentemente elogiato in occasione della maxi-sanzione europea, può certificare di aver iniettato nei propri algoritmi le giuste misure per sterilizzare gli effetti dei bias sociali nella formulazione delle SERP?
Secondo l’accusa, la risposta è NO: la CNN avrebbe una vetrina grandissima su Google, seguita da Washington Post e NBC, mentre l’unica testata “rossa” (che negli Stati Uniti è il colore della destra) sarebbe il Wall Street Journal (appena il 3,9% di esposizione).
Insomma: nel 96,1% dei casi chi ha composto la query si troverà di fronte un risultato scritto da una penna di sinistra. L’analisi, firmata “Can I Rank”, suggerisce inoltre una accentuazione del problema ai vertici delle SERP, ove si concentrano i click degli utenti, il che tramuterebbe le conseguenze in un vero e proprio monopolio anti-Trump.
PJMedia riporta altresì le dichiarazioni di Google in merito, ove si nega ogni addebito: oltre 200 elementi vengono costantemente monitorati e combinati dagli algoritmi di Google per definire il posizionamento, quindi non c’è alcun dolo nella composizione delle SERP, ma soltanto matematica. La spiegazione di Google è tanto ovvia nei termini quanto poco utile nel merito, perpetrando quindi i dubbi dei complottisti ed alimentando un flame che è evidentemente arrivato fino alla sala ovale. Google consiglia comunque di effettuare il test più volte e da più account, così da evitare ogni contaminazione dei risultati e depurando dai bias la medesima accusa che sui bias stessi costruisce la propria impalcatura.
E in Italia?
Una semplice ricerca, da account anonimo, condotta in queste ore su Google News Italia, mostra le seguenti fonti ai primi posti nelle ricerche sui principali leader politici:
- Matteo Salvini
- AGI
- Liberoquotidiano
- FoggiaToday
- Blasting News
- Repubblica.it
- Luigi Di Maio
- Huffington Post
- Il Post
- Huffington Post
- Adnkronos
- Affaritaliani
- Maurizio Martina
- Il quotidiano del Lazio
- Democratica
- AGI
- Quotidiano.net
- Huffington Post
- Silvio Berlusconi
- La Nuova Sardegna
- L’Espresso
- MilanoToday
- Repubblica.it
- Il Fatto Quotidiano
- Giorgia Meloni
- Il Giornale
- Liberoquotidiano
- Il Giornale
- Il Giornale
- L’Arena
L’indagine è estemporanea e non ha alcuna velleità statistica: ognuno ne tragga tutto quel che vuole o provi in proprio a fare medesimo esperimento. Tutti però conveniamo sul fatto che “i blue-jeans che sono un segno di sinistra, con la giacca vanno verso destra“, quantomeno in un paese dove nessuno sa più da tempo “cos’è la destra, cos’è la sinistra“.
Update: Google ha rilasciato una dichiarazione ufficiale per respingere le accuse di Donald Trump.