Il tempo stringe per finalizzare il passaggio al settore privato dello IANA contract , l’accordo con cui il governo americano delega la gestione del DNS e della root zone in particolare. Dal 1998 le funzioni di IANA ( Internet Assigned Numbers Authority ) sono svolte dalla non profit americana ICANN in stretta collaborazione con l’agenzia governativa NTIA, che produce i memo di cui il Presidente si serve per produrre la sua agenda in materia di telecomunicazioni. Da anni questo accordo viene rinnovato ogni 30 Settembre, ma dopo un lungo processo NTIA sembra finalmente intenzionata a lasciar scadere il contratto IANA il primo ottobre di quest’anno . Di fatto questo segnerà l’abbandono da parte del governo statunitense di ogni ruolo nella gestione di questo componente fondamentale dell’infrastruttura di Internet, che verrà assorbito da una nuova entità transnazionale composta da una moltitudine di attori della comunità Internet globale, e che opererà secondo un processo consensuale ideato e calibrato da ICANN in questi ultimi 2 anni assieme ad altre organizzazioni chiave nella gestione tecnica di Internet, come IETF.
Ed è proprio alla fine di questo iter lungo e doloroso che arriva la sassata di Donald Trump . In un comunicato stampa il candidato repubblicano alla Presidenza USA, attraverso il suo consigliere di politica interna Stephen Miller, si è detto contrario a questa transizione di poteri che rappresenterebbe “una cessione del controllo americano di Internet a potenze straniere come Cina e Russia che hanno una lunga tradizione di censura e che ora potranno compromettere la libertà di Internet finora difesa dagli Stati Uniti”.
È la prima volta che Trump si cala nel ruolo di difensore della libertà sul web. Alla fine dello scorso anno aveva professato la sua intenzione , da Presidente, di “chiudere porzioni di Internet” per evitare la proliferazione di estremismi. L’esponente repubblicano più di tutti in prima linea contro la transizione dei poteri IANA è però il senatore texano Ted Cruz, che sta facendo ostruzionismo al Congresso utilizzando come merce di scambio una urgentissima legge finanziaria che, qualora non passasse, porterebbe alla sospensione di molte attività governative.
Esperti come Tim Berners-Lee, padre del World Wide Web, hanno screditato la tesi che l’ICANN svolga un ruolo anti-censorio o in qualsiasi misura editoriale nei confronti delle informazioni presenti sul web, limitandosi ad un lavoro amministrativo e burocratico. “Il vero flusso del traffico, e quindi l’esercizio della libertà di parola, è nel dominio delle responsabilità delle singole reti e dei loro operatori” afferma Berners-Lee, che parla anche di Internet come di un progetto “dal design e sviluppo autenticamente globale”, in risposta all’asserzione da parte di Cruz che si trattasse di “un’invenzione americana”. La credibilità americana in qualità di contributore alla rete potrebbe essere invece davvero compromessa, conclude Berners-Lee, se le negoziazioni per una transazione che dovrebbe essere imminente ma che viene rimandata dal 1998 dovessero saltare all’ultimo minuto.
Stefano De Carlo