Come promesso durante la campagna elettorale, con il Giuramento alla Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump inizia anche una nuova epoca per la Federal Communication Commission , la net neutrality , nonché per i trattati commerciali statunitensi relativi alla proprietà intellettuale.
Mentre quest’ultimo aspetto sembra decisamente positivo, soprattutto per lo stralcio del discusso TPP (definito dal nuovo Presidente “un disastro”), la nomina del nuovo vertice di FCC sembra confermare le previsioni più pessimistiche sulla gestione delle questioni attinenti net neutrality e privacy online.
Addio al TPP e alle negoziazioni multilaterali
Andando con ordine, Trump ha subito firmato l’abbandono del Trans-Pacific Partnership , accordo commerciale multilaterale che toccava diverse questioni dalla proprietà intellettuale ai diritti del lavoratori e che era particolarmente criticato per l’impostazione sbilanciata a favore del detentore dei diritti e dell’annacquamento dei principi della net neutrality e delle normative a tutela della privacy degli utenti. Concentrandosi tuttavia sulle ulteriori questioni legate alle condizioni di lavoro, Trump ha parlato di “grande notizia per i lavoratori americani”.
Il punto, per Trump, non sembra quello legato ai contenuti, ma piuttosto all’idea di rimanere aperti al commercio globale, concetto per il Presidente Repubblicano opposto alla difesa dei lavoratori locali: per questo ogni nuova condizione commerciale tra USA e altri paesi sembra destinata ad essere affrontata con negoziati bilaterali.
Parola d’ordine: deregulation
This afternoon, I was informed that @POTUS @realDonaldTrump designated me the 34th Chairman of the @FCC . It is a deeply humbling honor. pic.twitter.com/Joza18aP33
– Ajit Pai (@AjitPaiFCC) January 23, 2017
Più complicato, il discorso legato ai lavori della FCC: il Presidente Trump ha infatti nominato come nuovo Presidente Ait Pau, conservatore, dal 2012 parte della Commissione e noto per essere un oppositore di tutte le principali azioni intraprese da questa negli ultimi anni.
Già subito dopo la vittoria elettorale di Trump, Pai scriveva in una lettera aperta al neo-eletto Presidente come fosse necessario adoperarsi per lo smantellamento della net neutrality. Si era inoltre distinto per il voto contrario ad una recente normativa mirata ad impedire agli ISP la condivisione dei dati degli utenti (come l’utilizzo di dati e la cronologia di navigazione) senza l’esplicito permesso degli stessi.
Lo stesso Presidente Trump, d’altra parte, non ha mai nascosto di non apprezzare i principi di neutralità della rete, definiti “una dottrina per colpire i media tradizionali”.
Pai si pone insomma nell’ottica di un approccio tipicamente repubblicano basato sulla fiducia totale nel mercato e sulla conseguente riduzione al minimo delle regolamentazioni di settore: tuttavia questa impostazione, in un’agenzia che ha il compito di regolare il settore delle telecomunicazioni, dalle radio a Internet, e monitorare su fusioni tra aziende del settore e, appunto, sul rispetto della cosiddetta neutralità della rete, appare molto diversa da quella adottata durante la Presidenza Obama, nel corso della quale la FCC si è dimostrata interessata ad intervenire su tali questioni per evitare rischi di monopoli e tutelare privacy e altri diritti degli utenti.
Osservatori e sostenitori del movimento contrassegnato come “Open Internet” sono pertanto molto preoccupati della nomina: Pai viene considerato – come afferma Craig Aaron, presidente dell’Organizzazione non profit Free Press – un “ostruzionista” e un “sostenitore degli interessi delle corporazioni che rappresentava nel settore privato”. Prima di approdare a FCC, Pai ha svolto il ruolo di consulente per Verizon e di lobbista per National Cable & Telecommunications Association e Time Warner .
Claudio Tamburrino