Una lunga lista di 145 leader del settore ICT statunitense ha firmato una lettera aperta contro Donald Trump, il milionario candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Partito Repubblicano.
La lettera aperta, appoggiata in maniera personale da CEO, CFO e altre figure chiave delle aziende tecnologie che invece formalmente restano avulse dall’impegno politico, rappresenta un unicum nella storia della Silicon Valley che non aveva mai mostrato apertamente interesse per le vicende politiche e tanto meno si era ritrovata in una tale unità di intenti.
Non sorprendono invece le ragioni dell’opposizione del settore ICT a Trump: “In questi anni abbiamo ascoltato attentamente Donald Trump – si legge nella lettera aperta – e siamo giunti alla conclusione che rappresenterebbe un disastro per l’innovazione”.
I ripetuti attacchi ad Internet e i continui richiami alla necessità di un controllo online (in diverse occasioni ha parlato di “chiudere” parte di Internet nell’ambito della strategia di sicurezza nazionale) sono infatti solo la punta dell’iceberg di un programma elettorale che evidentemente non ha nulla da spartire con gli startupper e le aziende tecnologiche della Silicon Valley, che nella lettera hanno invece evitato di nominare Hilary Clinton, la candidata democratica che sembra d’altra parte più preparata sul fronte dell’agenda digitale.
“La visione di Trump – continua la lettera – si pone in contrasto con qualsiasi idea di apertura, scambio di idee, liberi movimenti delle persone e gestione produttiva orientata all’integrazione del mondo esterno. Tutti fattori critici per la nostra economia e che rappresentano la base fondamentale di innovazione e crescita”. Il riferimento è naturalmente al muro che vuole costruire lungo il confine con il Messico, ma anche la generalizzata paura nei confronti del diverso e dello straniero instillata in tutti i discorsi di Trump: la Silicon Valley e la sua integrazione dei talenti e delle diversità non può che essere un nemico naturale di questa impostazione.
Fuori dal coro c’è naturalmente qualche eccezione : in primis Peter Thiel, il miliardario fondatore di PayPal e ora in Facebook, che parlerà anche alla convention di Cleveland in cui sarà investito della candidatura presidenziale repubblicana lo stesso Donald Trump.
Claudio Tamburrino