L’amministrazione Trump sta facendo il filo ad Apple . Dopo la denuncia della Commissione Europea che ha accertato che l’azienda di Tim Cook avrebbe illegalmente beneficiato per anni di un regime fiscale agevolato da parte dell’Irlanda, il tema della concorrenza fiscale torna in auge. Questa volta a gettare il sasso nello stagno è l’appena eletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Durante un’ intervista rilasciata al New York Times, Trump ha espresso la volontà di incentivare Apple aiutandola ad allargare le sue maglie nel territorio americano. L’invito amichevole nei confronti dell’azienda di Cupertino è dettata dalla necessità di aumentare i posti di lavoro per il popolo americano.
Lo stesso Trump racconta che nel corso di una telefonata è stata espressa a Tim Cook l’intenzione di garantire vantaggi all’azienda se produrrà in USA : “Una delle cose che rappresenteranno un vero successo sarà portare Apple a costruire un grande stabilimento o tanti grandi impianti negli Stati Uniti, piuttosto che andare in Cina o Vietnam o qualsiasi altro luogo”. Rivolgendosi direttamente a Cook, Trump ha ribadito: “credo che creeremo incentivi per te. Stiamo per compiere grandi tagli sulle tasse delle aziende, ne sarete contenti. Ma per effettuare grandi tagli dobbiamo sbarazzarci di normative, regolamenti che lo stanno rendendo impossibile (…), i regolamenti sono ridicoli (…). Le aziende non possono avviarsi, espandersi, stanno soffocando”.
Di diverso parere è la Federal Reserve Bank secondo la quale , invece, la produzione manifatturiera sta vivendo un trend di crescita ; riconoscendo però che non cresce in maniera proporzionale l’impiego di risorse umane. L’efficienza dell’economia, la velocità, le migliori connessioni e la robotica hanno permesso di aumentare la produttività per dipendete. Questo nel tempo potrebbe creare difficoltà per il lavoro.
La notizia dell’occhiolino che Trump sta strizzando ad Apple fa clamore se confrontata con la politica sanzionatoria dell’UE . Tim Cook è intervenuto più volte sulla questione. Nella lettera di fine agosto aveva ribadito il suo risentimento verso l’accusa: “L’iniziativa della Commissione non ha precedenti e ha gravi implicazioni di vasta portata. Vengono sostituite le leggi fiscali irlandesi con altre leggi che la Commissione ritiene più corrette. Si tratta di un colpo devastante per la sovranità degli Stati membri dell’UE sulle proprie questioni fiscali, e al principio di certezza del diritto in Europa”. Ad oggi diversi Paesi europei hanno chiesto il conto ad Apple.
Tornando dall’altra parte dell’Oceano, la mossa strategica di Trump avrà il probabile effetto di “spostare” quote fiscali e produttive verso gli Stati Uniti. Apple starebbe già vagliando i prossimi passi da compiere per spostare la produzione in USA. E se questa direzione non fosse intrapresa spontaneamente lo diventerà quando Trump introdurrà una tassazione del 45 per cento sui prodotti importati dalla Cina (una proposta già al vaglio ).
Mirko Zago