Donald Trump non è certo uno che si tira indietro quando intraprende una battaglia. Tuttavia, se dopo il primo round poteva forse sperare di lottarsela ai punti, dopo il secondo round sembra incassare un bel diretto da Google. All’hashtag “#StopTheBias” lanciato dal Presidente, infatti, fa eco un sussurato debunking che smonta le accuse una ad una, con precisione e puntualità, ricacciando indietro le singole argomentazioni portate avanti dal primo cittadino USA.
La premessa è quella nota: Trump accusa Google di favoreggiamento per le fonti giornalistiche democratiche, così da poter zavorrare l’immagine del presidente e il sentiment sul suo mandato in vista delle elezioni di medio termine. La risposta di Google non si era fatta attendere, ma per molti versi appariva inefficace: all’accusa del 45esimo presidente USA, l’azienda aveva ribattuto negando ogni addebito e spergiurando sulla piena neutralità politica dei propri algoritmi.
La nuova accusa di Trump è in un video, caricato ancora una volta su Twitter e in poche ore visto da 3 milioni di utenti:
#StopTheBias pic.twitter.com/xqz599iQZw
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 29, 2018
La tesi di Trump è che Google non si sia comportata allo stesso modo durante il mandato Obama, soprattutto in occasione dello “State of the Union“, messaggio del Presidente di grande importanza per la fotografia dello stato di salute degli USA. Nel video il tentativo è quello di dimostrare come Google abbia seguito protocolli differenti rispetto al mandato Obama: mentre in precedenza si era promosso il messaggio del presidente da quella che è la homepage più vista al mondo, con Trump medesimo comportamento non si sarebbe più tenuto.
Se non che:
- con uno statement rilasciato a BuzzFeed News, un portavoce di Mountain View spiega nei dettagli come il parallelismo tra i due presidenti sia stato composto male e che Google si sia nei fatti comportatato esattamente nello stesso modo (ignorando il primo messaggio al Congresso per entrambi poiché nella sostanza qualcosa di differente dal vero “State of the Union Address”);
- una analisi delle immagini contenute nel video dimostra come gli screenshot non siano reali, poiché nel frattempo il logo di Google è cambiato ed in alcune delle date indicate un doodle sostituiva il logo tradizionale.
Il video bomba scagliato contro Google, insomma, si spegne con la pistola ad acqua del debunking. Ma è realmente importante tutto ciò? Oppure la cosa più importante per Donald Trump è dimostrare di voler tenere il pugno duro con i big del Web per preparare il terreno alla campagna repubblicana dei prossimi mesi? Trump ha twittato quella che è una fake news per superficialità d’azione, o perché semplicemente assolve il suo dovere, ossia creare una contrapposizione sulla quale in seguito lo stessu Trump andrà a costruire la propria comunicazione e la propria azione politica?
Per cautela nessuno racconti a Donald Trump quanto successo soltanto poche settimane fa, comunque: un manipolo di utenti si è auto-organizzato nel mese di luglio per dar vita ad un “googlebombing” per associare la parola “idiot” all’immagine di Trump su Google Images. Il risultato? E’ ancora sotto gli occhi di tutti.