Sono trascorse solo poche settimane dall’annuncio, da parte di IBM, dell’arrivo dei primi chip con tecnologia a 2 nanometri. Una potenziale rivoluzione, svelata proprio nel mezzo della crisi dei semiconduttori che sta mettendo in seria difficoltà il mercato a 360 gradi. Eppure, qualcuno già alza ulteriormente l’asticella: si tratta di TSMC, che tirando fuori l’asso dalla manica conferma lo sviluppo di quelli a 1 nanometro.
Chip a 1 nanometro grazie al bismuto
Il colosso taiwanese, in collaborazione con la National University of Taiwan e il Massachusetts Institute of Technology, ha reso noto l’avvio dei lavori finalizzati a impiegare un materiale (bismuto) che si spera possa tornare utile a tale scopo. Non sarà però cosa immediata: serviranno anni prima che la tecnologia possa essere messa a punto e impiegata per la produzione su scala delle componenti.
Tra le sfide che Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e i suoi partner nel progetto si troveranno a dover affrontare, anche quella relativa alle modalità di alimentazione dei transistor, legata a doppio filo alla progressiva diminuzione delle dimensioni. Secondo uno studio pubblicato su Nature, ricorrere al bismuto per gli elettrodi consentirà di ridurre in modo importante la resistenza e al tempo stesso incrementare l’intensità della corrente trasferibile.
Come accennato, la tecnologia per la realizzazione dei chip a 1 nanometro è ancora ferma a una fase sperimentale. Al momento la linea di TSMC più avanzata, considerando esclusivamente quelle destinate alla produzione di volumi elevasti, è ferma ai 5 nanometri. Un’altra per le componenti a 3 nanometri è stata avviata quest’anno.