Potenziale nuova grana per Huawei: si parla di una possibile interruzione della partnership con Taiwan Semiconductor Manufacturing Company per la fornitura dei chip da integrare nei dispositivi commercializzati dal gruppo cinese, in conseguenza a quanto stabilito dagli Stati Uniti nei giorni scorsi. Di seguito in forma tradotta quanto riferito oggi alla testata Nikkei Asian Review da una fonte rimasta anonima, ma ritenuta affidabile.
TSMC ha smesso di accettare nuovi ordini da Huawei dopo il cambiamento della regolamentazione annunciato così da risultare pienamente conforme alle ultime norme sul controllo delle esportazioni. Quelli già in fase di produzione o registrati prima del nuovo ban non subiranno alcun impatto e saranno elaborati sempre che i chip possano essere spediti prima di metà settembre.
TSMC e Huawei: stop alla fornitura dei chip?
Nessun commento all’indiscrezione da parte del gruppo di Shenzhen, mentre la replica di TSMC non si è fatta attendere: la voce di corridoio viene definita dalla società un “semplice rumor di mercato”. Ricordiamo che l’azienda taiwanese alla fine della scorsa settimana ha confermato l’intenzione di realizzare un impianto per la produzione dei chip negli USA, in Arizona, mettendo sul piatto una somma pari a 12 miliardi di dollari.
Oggi la contromossa della Cina con un investimento equivalente a 2,2 miliardi di dollari in SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp), realtà con sede a Shanghai e anch’essa impegnata nella realizzazione delle componenti hardware. Huawei, in occasione del summit annuale con gli investitori, nelle ore scorse ha definito “arbitraria e perniciosa” la decisione presa dagli Stati Uniti.
Ci opponiamo categoricamente alle modifiche apportate dal Dipartimento del Commercio USA alla norma sulle esportazioni che prende di mira in modo specifico Huawei.
Guo Ping, attuale presidente di Huawei, ha affermato che nonostante il gruppo sia in grado di progettare da sé la componentistica necessaria al funzionamento dei device potrebbe incontrare difficoltà in altri ambiti legati al business dei semiconduttori, sottolineando come la decisione degli Stati Uniti sul lungo periodo si ripercuoterà in modo negativo su tutto l’industria.