È la legge della domanda e dell’offerta: l’industria globale soffre per la carenza di chip e le realtà impegnate nella loro produzione e commercializzazione possono permettersi di aumentarne il prezzo. Lo farà con tutta probabilità TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), gigante asiatico dei semiconduttori. Sembrano dunque trovare conferma le previsioni formulate a fine agosto, stando a quanto riportato oggi da Nikkei Asia.
La crisi dei chip e il conseguente aumento dei prezzi
Le stime degli analisti fanno riferimento a una crisi destinata a protrarsi almeno fino alla fine dell’anno in corso, innescata anzitutto dalla forte domanda di nuovi dispositivi registrata dall’esplosione della pandemia in poi (per smart working e didattica a distanza in primis), che ha portato ben presto a esaurire le scorte disponibili. Si registreranno rincari medi del 20% che andranno inevitabilmente a ripercuotersi sul prezzo finale di smartphone, computer e così via.
Tutta la filiera sta assistendo a un rialzo dei costi. La testimonianza arriva dalla dichiarazione attribuita a Doris Hsu, Presidente e CEO di Globalwafers, terzo produttore di wafer (il substrato su cui vengono realizzati i chip) al mondo per giro d’affari.
I materiali e i prodotti chimici impiegati nella fase di realizzazione, così come i costi legati al trasporto logistico, sono in crescita. Ciò significa che dobbiamo rivedere i prezzi di vendita dei nostri wafer per non vedere compromessi i nostri margini di profitto.
Focalizzando l’attenzione sul mercato degli smartphone, la previsione è che il prossimo anno debutteranno sul mercato più modelli di fascia alta (quindi costosi) e meno destinati ai segmenti economici, poiché i flagship sono in grado di assicurare margini migliori.