Un file che contiene i dati di 49.611.709 cittadini turchi è stato condiviso in rete nei giorni scorsi, un archivio che decompresso ha le dimensioni di 6,6 GB: dati anagrafici e identificativi personali di oltre la metà della popolazione sono scaricabili da chiunque su rete BitTorrent.
Associated Press per prima ha riferito della fuga di informazioni: il sito sfruttato per diffonderle, localizzato in Romania, viene ricondotto ad un servizio di registrazione anonima. L’origine dei dati resta dunque ancora incerta: i responsabili della pubblicazione accompagnano il dump a dei moniti per la Turchia e i suoi cittadini, relativi alle necessità di cifrare i dati personali e di proteggere le infrastrutture, relativi alla reggenza di Erdogan, che starebbe “distruggendo il vostro paese”. Ce n’è anche per gli USA: Trump potrebbe fare anche di peggio.
Le autorità turche, che hanno avviato un’indagine per far luce sulla pubblicazione, puntano apertamente il dito contro il movimento Hizmet di Fethullah Gülen, che avrebbe riesumato dei dati già trafugati negli anni passati per creare scompiglio.
Oltre ai controlli effettuati da singoli cittadini non residenti, Associated Press ha verificato l’autenticità dei dati, giungendo a risultati parziali: c’è stata corrispondenza per i record di 8 su 10 cittadini presi ad esempio per il controllo, elemento che potrebbe confermare la natura non troppo recente del database. In particolare, le autorità turche sostengono che il database sia da ricondurre a “una vecchia storia”, a un database dei residenti risalente al 2008, sottratto nel 2010 e circolato in Rete in numerose forme nel corso degli ultimi anni.
In attesa di fare chiarezza, le autorità turche promettono di vigilare: “Poiché non è possibile ignorare il mondo cyber, Internet, la telefonia mobile o l’e-commerce – ha dichiarato il ministro delle Comunicazioni Binali Yildirim – ci impegneremo per scoprire come usare queste nuove tecnologie a fin di bene”.
Gaia Bottà