Turchi e spettatori di tutto il mondo sono rimasti sospesi per ore venerdì scorso in attesa di scoprire come si sarebbe evoluto il golpe di parte dell’esercito ai danni del governo Erdogan: informazioni non mancavano dal momento che – in una declinazione 2.0 delle rivoluzioni – tutto si è svolto in diretta, con le riprese diffuse a mezzo Periscope dei testimoni e le comunicazioni ufficiali trasmesse via TV e anche e soprattutto attraverso sistemi di messaggistica online.
La notte di venerdì è durata d’altra parte un secolo, anche per il flusso continuo di informazioni: i militari, preso il controllo delle emittenti nazionali, hanno invocato i principi della democrazia per tentare un golpe ai danni della forza governativa del presidente Recep Tayyip Erdoğan, che prima è riuscito a sfuggire e poi ha tenuto le fila del dialogo con i suoi sostenitori con una telefonata in diretta in televisione via FaceTime. Proprio uno dei presidenti che si è sempre dimostrato contrario a social media e Internet , grazie ad un servizio di messaggistica online ha mantenuto il potere.
Mentre, infatti, i militari, avevano bloccato Facebook, Twitter e YouTube limitando la banda a disposizione dei navigatori, una misura aggirabile dagli utenti tramite VPN (una tecnologia non facilmente utilizzabile da tutti gli utenti), questo non aveva impedito l’utilizzo di Whatsapp, Telegram ed altri servizi di messaggistica tra cui Periscope ed il VoIP di Apple FaceTime.
Mentre WhatsApp sembra essere stato utilizzato dalla minoranza militare per coordinare il colpo di stato, Periscope, in particolare, è finito per essere lo strumento principale dei testimoni oculari, mentre FaceTime è stato impiegato da Erdogan per invocare la discesa in piazza della sua gente e la resistenza ai militari per le strade, dando il via al contro-golpe che all’alba avrebbe fatto svegliare la Turchia sotto il vecchio potere restaurato e con Erdogan atterrato sicuro di nuovo all’aeroporto Ataturk di Istanbul. L’immagine della giornalista della CNN Turchia con lo smartphone che trasmetteva il messaggio di Erdogan rimarrà probabilmente l’immagine storica di questa notte di golpe mancato, il primo fallito dei cinque che hanno condizionato la storia della Turchia moderna.
Surreal.. Pr Erdogan makes a statement through facetime pic.twitter.com/vmsiV2FPj6
– Ziya Meral (@Ziya_Meral) July 15, 2016
Secondo alcuni commentatori , tra cui lo studioso di storia militare Gareth Jenkins, si è trattato di “un colpo di stato organizzato abbastanza bene ma utilizzando un manuale degli anni ’70”. Pertanto sono state le tecnologie del 21esimo secolo a sconfiggerlo: senza un mezzo tradizionale (TV o radio pubbliche, subito controllati dai militari), Erdogan si è rivolto ad Internet e ai (da lui) tanto detestati social network per veicolare quel messaggio (poi ripreso e rilanciato dalle emittenti private) che ha permesso di reiterare il suo controllo sul paese e dare così il via alla fine del colpo di stato ai suoi danni.
Claudio Tamburrino