Censura e polemiche in Turchia per l’arresto di due giornalisti britannici e il loro collaboratore locale di origini irachene colpevoli, a sentire le autorità locali, di fare uso di “un complesso sistema di cifratura” noto per essere utilizzato anche dai militanti dello stato islamico per la gestione delle loro “comunicazioni strategiche”.
Con tutta probabilità, questo “complesso sistema di cifratura” dovrebbe in realtà essere nient’altro che un banale mix di software free ampiamente disponibile all’utenza di tutto il mondo, come PGP per le email e TOR per la navigazione anonima, tool non necessariamente nati per favorire le aberrazioni guerrafondaie dell’IS e relativi seguaci.
Il giornalista, il cameraman e il loro collaboratore sul campo sono stati arrestati nella città di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia, mentre erano impegnati a seguire i recenti scontri tra le forze di sicurezza turche e i membri del PKK.
L’uso del software crittografico appare quindi essere nient’altro che il pretesto scelto dalle autorità per giustificare l’arresto di giornalisti scomodi, impegnati a raccogliere materiale sulla mai risolta questione del popolo curdo per la cui censura la Turchia non si fa scrupolo di usare le maniera forti in ogni occasione possibile.
Dopo l’arresto i due giornalisti sono stati trasferiti in una diversa prigione a cinque ore di distanza dal loro rappresentante legale, mentre il collaboratore locale sarebbe stato liberato. Per quanto riguarda la messa fuorilegge delle comunicazioni crittografiche, invece, si attendono le mosse del primo ministro britannico David Cameron nella sua guerra dichiarata alla cifratura pedoterrosatanista .
Alfonso Maruccia