Ci risiamo con il bavaglio della Turchia nei confronti di Internet. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade di oltre trenta città del paese per protestare contro l’introduzione di un nuovo sistema di filtri voluto dal governo.
Secondo quanto riportato dal New York Times , l’autorità turca che si occupa di comunicazione e IT (BTK) avrebbe chiesto agli ISP del paese di dotarsi di quattro diversi livelli di filtraggio dei contenuti online che gli utenti potranno scegliere a partire dal mese di agosto.
Secondo i manifestanti ci si trova davanti a una sottile censura di Internet che le autorità starebbero spacciando come intervento volto alla difesa dei minori. BTK precisa che scegliendo l’opzione “standard” i netizen non saranno soggetti ad alcuna restrizione durante la navigazione. Le etichette attribuite agli sistemi di controllo sono “bambini”, “famiglia” e “domestico”.
I manifestanti, di risposta, hanno organizzato il proprio dissenso nelle piazze e via Facebook , attraverso la pagina “Yes, we ban!”. Non ci sono ragioni che giustificano un’azione del genere, secondo gli oppositori, dal momento che la Turchia già procede al blocco di migliaia di siti senza interferenza alcuna.
Dunque, dietro l’intenzione sbandierata di proteggere la sicurezza online dei cittadini turchi ci sarebbe, in realtà, la volontà di frenare la circolazione delle informazioni ed eliminare in via discrezionale i siti scomodi senza avvisare la popolazione. Per questo motivo, secondo Reporters Senza Frontiere , il provvedimento in questione rappresenterebbe una violazione sia della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo sia della Costituzione turca.
Secondo Tayfun Acarer, a capo di BTK, i filtri serviranno a placare le preoccupazione di quei genitori che vogliono controllare l’uso di Internet da parte dei propri figli ma non hanno gli strumenti per farlo. Secondo i tecnici, invece, gli strumenti presto in dotazione produrranno un sensibile rallentamento della navigazione.
Cristina Sciannamblo