L’autorità turca per le telecomunicazioni e l’information technology (BTK) ha multato Twitter per 150mila lire turche (circa 45mila euro), accusato di non aver rimosso come richiesto alcuni tweet.
I rapporti tra la piattaforma di microblogging ed Ankara sono da tempo particolarmente tesi: nei postumi della strage di Charlie Hebdo, per esempio, venivano censurati nel paese i tweet contenenti la copertina della rivista satirica che riproduceva Maometto.
D’altra parte i social network nel paese si trovano sotto pressione da anni : uno scontro arrivato, da ultimo, fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che qualche settimana fa ha condannato la Turchia per aver inibito l’accesso a YouTube per una manciata di video colpevoli di aver sbeffeggiato Ataturk.
Ora, dunque, Ankara torna ad agire contro i servizi online e se la prende con Twitter, già bloccato nel marzo del 2014 proprio con YouTube, e giudicato colpevole di non aver rimosso alcuni messaggi che conterrebbero, secondo quanto riferiscono le autorità, “propaganda terroristica”. Questo, peraltro, è lungi dall’essere l’unico intervento anti-Twitter da parte della Turchia: basta pensare che il 72 per cento delle richieste totali di rimozione di contenuti pervenute a Twitter nella prima metà del 2015 arrivano dalla Turchia .
In base alla legge 5651 che regolamenta le telecomunicazioni ed i servizi Internet, la Turchia ha tuttavia deciso non di bloccare l’accesso al social network, ma di inviare al suo quartier generale di San Francisco una multa.
Claudio Tamburrino