Se la reazione veemente dei netizen al blocco imposto su Twitter dal Primo Ministro turco Erdogan aveva spinto molti osservatori ad esaltare il potere salvifico della Rete in sé e delle tecnologie imbracciate dai cittadini, pare giunto il momento di ricredersi : alla reazione dai netizen, le autorità turche hanno imposto blocchi più complessi da aggirare, per rendere irraggiungibile la piattaforma di microblogging che si sarebbe rifiutata di rimuovere certi tweet sgraditi e compromettenti.
Una delle soluzioni adottate dai cittadini della Rete turchi per continuare a cinguettare è stata quella di utilizzare servizi di DNS alternativi rispetto a quelli dei provider locali, quale quello messo a disposizione da Google: aggirare il blocco fatto calare dall’autorità che vigila sulle tecnologie delle comunicazioni era un’operazione alla portata di tutti, ampiamente pubblicizzata ed evidentemente efficace, visto l’aumento vertiginoso numero dei cinguettii.
Tweeting up 138% in Turkey after Twitter was banned.
Cc: @FreedomeVPN pic.twitter.com/5RGpLUhDNh
– Mikko Hypponen (@mikko) 22 Marzo 2014
Presto, però, il servizio DNS di Google, in Turchia, ha smesso di funzionare .
As predicted, the Turkish ISPs are starting to block Google DNS IP addresses. pic.twitter.com/VzSfgmQrKy
– Telecomix Turkey (@TelecomixTurkey) 22 Marzo 2014
Se altri servizi DNS alternativi sembravano nelle scorse ore sortire ancora l’effetto desiderato, a breve si sono rivelati inutili: le autorità turche hanno aggiornato il blocco , imponendo dei sigilli sugli indirizzi IP che fanno capo a Twitter.
Renesys confirms Twitter IP addresses are now blocked by several Turkish providers #TwitterisblockedinTurkey pic.twitter.com/pqVKOVcFJx
– Renesys Corporation (@renesys) 22 Marzo 2014
Turkish govt webpage confirms Twitter IP block: http://t.co/0GvVW93mR7 #TwitterisblockedinTurkey pic.twitter.com/zXVWA3Iood
– Renesys Corporation (@renesys) 23 Marzo 2014
Per accedere alla piattaforma di microblogging sono ora necessarie soluzioni diverse, quali il servizio di SMS proposto da Twitter, oppure una VPN o Tor: soluzioni che si affermano sempre più con il passare delle ore.
Nel frattempo la mobilitazione per invocare un cambio di atteggiamento da parte di Erdogan e sodali ferve su tutti i fronti: in Turchia il presidente Abdullah Gul ha tacciato il blocco di illegalità ed è intervenuto per cercare un dialogo con i vertici di Twitter, mentre la Casa Bianca, al pari delle autorità europee, ha manifestato preoccupazione. A Twitter non resta che sperare.
We stand with our users in Turkey who rely on Twitter as a vital communications platform. We hope to have full access returned soon.
– Policy (@policy) 21 Marzo 2014
Gaia Bottà