Torna a far parlare di sé Turnitin , il servizio che vigila sull’originalità dei compiti assegnati agli studenti, accusati di attingere troppo spesso al sapere del web: mentre il servizio continua ad espandersi in California, una crew di ricercatori texani mette in guardia chiunque utilizzi o voglia utilizzare il sistema, che non manca di fornire alcuni falsi positivi. Intanto, gli studenti protestano e raccolgono firme per smantellare l’odiato strumento.
Turnitin è gestito un’azienda che opera a stretto contatto con enti educativi in maniera trasversale rispetto al grado di istruzione. Il funzionamento del sistema è alquanto semplice: i docenti chiedono agli studenti di immettere i loro lavori scritti sull’apposito form utilizzato dal programma, il cui compito è quello di vegliare l’originalità dello scritto. Turnitin effettua controlli incrociati sul testo volti a trovare eventuali analogie che indichino lo scarso impegno dello studente. In caso di riscontro negativo, il lavoro viene certificato come idoneo e passa alla correzione del docente.
Negli ultimi anni sono state molte le istituzioni scolastiche a dotarsi di tale metodo di controllo, soprattutto in USA e nel Regno Unito . Ultimo in ordine cronologico è stata la San Mateo High School che si è sobbarcate una spesa pari a oltre 9mila dollari per verificare l’originalità dei lavori dei ragazzi. Nel corso del tempo, comunque, si sono ammassati molti dubbi riguardo all’effettiva efficienza del programma: secondo molti studenti ed esperti Turnitin sarebbe particolarmente efficace solo nei casi più eclatanti di plagio , lasciando passare le rielaborazioni più fantasiose e riuscite.
Come se non bastasse, ulteriori dubbi sono stati sollevati da un’equipe di ricercatori della Texas Tech University che hanno esaminato circa 400 scritti passati al setaccio dal sistema. Dai risultati delle analisi condotte è emerso che Turnitin ha più volte segnalato i plagi in alcuni lavori, salvo poi tralasciare di farlo in situazioni praticamente analoghe. Inoltre il sistema avrebbe puntato il dito contro gli studenti in casi dove in realtà non c’era alcuna forma apparente di sovrapposizione , se non per l’utilizzo dello stesso gergo o di frasi di uso comune. Anche le corrispondenze individuate con le possibili fonti originali a cui i copioni avrebbero attinto sono risultate essere largamente imprecise. La conclusione finale dei ricercatori sarebbe che il sistema rimane comunque uno strumento utile, ma del quale non si deve abusare.
Inoltre, a molti studenti sembra non andare giù il modo in cui il servizio è strutturato: al momento dell’immissione di uno scritto, il sistema genera una copia in maniera automatica che viene archiviata. Da qui nascono le innumerevoli accuse che vedono nel sistema una vera e propria violazione della proprietà intellettuale . Già in passato alcuni studenti avevano tentato di trascinare in tribunale l’azienda che offre il servizio: ora è la volta di Gary Lowell, studente del Bridgewater State College in Massachusetts, che ha già raccolto oltre un migliaio di firme tra i suoi colleghi con lo scopo di sbaragliare per sempre il servizio.
Lowell ritiene “sbagliato archiviare ogni singolo lavoro caricato nel sistema. È il mio lavoro – dichiara – e sono io ad inserirlo su Turnitin, quindi non credo che all’azienda dovrebbe essere consentito di tenerselo per sempre”. In risposta Katie Povejsil, vice presidente del settore marketing di Turnitin, sostiene che sono le università ad avere opzione di scelta per quanto riguarda l’archiviazione dei lavori. Secondo il suo punto di vista, l’azienda non arrecherebbe alcun danno, bensì un concreto vantaggio: “il nostro database protegge il lavoro degli studenti da futuri rischi di sfruttamento da parte di terzi che potrebbero accaparrarsi gli scritti e – continua – spacciarli per propri per poi rivenderli a qualcun altro”.
Vincenzo Gentile