Gli studenti del MIT di Boston han dato vita ad una curiosa campagna di sensibilizzazione contro la tracciatura nascosta attuata da alcuni modelli di stampanti. Il progetto Seeing Yellow nasce proprio per far fronte ad una delle scoperte più emblematiche degli ultimi anni nel campo della stampa domestica. Nel 2005 EFF iniziò ad indagare sui “markers” lasciati da certe stampanti: piccoli punti gialli semi-invisibili che permettono di risalire al tipo di periferica e al suo numero identificativo. Un bel problema per la privacy, secondo gli attivisti.
Da allora ben poco è cambiato. Per questo motivo il gruppo di ricerca Computing Culture del MIT ha deciso di schierarsi contro questa pratica per “preservare il diritto alle comunicazioni anonime, e lottare sia contro i markers che contro il favoreggiamento degli stessi da parte del Governo”.
Come sottolinea ars technica , l’elemento scatenante è stato una lettera spedita anonimamente da un hacker. In questa spiegava come dopo aver contattato un produttore di stampanti per fare chiarezza sugli “yellow dot” avesse ricevuto la visita dei Servizi Segreti – certi di aver individuato qualcuno che aveva qualcosa da nascondere.
Il progetto “Seeing Yellow” vuole incoraggiare i consumatori a contattare i produttori di stampanti, in modo che le agenzie governative non possano perseguire tutti quelli che chiedono spiegazioni. L’idea è semplice: suggerire di chiamare le aziende, fornire i contatti e i contenuti chiave per far fronte alla questione.
La lista parziale delle stampanti “particolari” è disponibile online . Comunque è sufficiente disporre di una luce blu per individuare sulle pagine stampate i piccoli punti colorati – che in questo caso risulteranno neri data la frequenza irradiante.
Dario d’Elia