Bruxelles – Quando si parla di cloud computing spesso e volentieri ci si ritrova a sottolineare la necessità di una banda sempre più larga che possa garantire il funzionamento di servizi basati sulla “nuvola”: tuttavia processare una quantità di dati sempre maggiori ha comportato nel tempo un aumento esponenziale del consumo di energia. A questo proposito Intel ha sviluppato una categoria di processori definita “resiliente”, ovvero capace di ottimizzare le risorse (circa il 25 per cento in meno di energia utilizzata) mantenendo inalterate qualità e quantità di lavoro.
“Questa tecnologia risulterà fondamentale – ha spiegato Wen-Hann Wang di Intel China – si tratta di circuiti ulteriori che permettono al processore vero e proprio di adattarsi a diverse situazioni, modellando passo per passo il suo fabbisogno di energia a seconda della necessità del momento”. Quasi una risposta ai dubbi sollevati nelle scorse ore da Nvidia.
Sviluppati negli Intel Labs di Barcelona questi, chip “intelligenti” sono in grado di ridurre al minimo i consumi aumentando allo stesso tempo le performance. Una soluzione che, stando a quanto dichiarato da James Held, direttore del progetto Tera-Scale Computing Research , è resa necessaria dallo zettabyte di dati che verranno scambiati nel 2010: una quantità destinata ad aumentare ancora, dal momento il che il cloud computing diverrà sempre più pervasivo.
Un’altra ragione che ha portato allo sviluppo dei circuiti integrati nei chip è la necessità di eseguire una grande quantità di calcoli in tempi sempre più ristretti: il frenetico susseguirsi di operazioni talvolta conduce all’errore, e proprio qui emerge la principale caratteristica di questi processori i cui circuiti sono in grado di individuare a monte il calcolo sbagliato e correggerlo senza ostacolare il flusso di lavoro del chip , e quindi dell’utente.
A giudicare dai prototipi mostrati da Intel, Santa Clara sarebbe vicina alla realizzazione su vasta scala che sancirebbe l’ingresso sul mercato di questa tecnologia. Al contrario, la ormai famosa SSC (single-chip cloud computer), la CPU da 48 core, costituirà un esempio per la progettazione di prodotti futuri che poi finiranno nei computer di nuova generazione. Al fine di ottenere un feedback sufficiente per sviluppare ulteriormente questo progetto, come annunciato Santa Clara ne distribuirà un centinaio di esemplari ad altrettante università sparse per il mondo.
Che ormai sia tempo di invertire il trend di crescita esponenziale dei consumi ne sono convinti anche quelli di Google che, oltre ad avere varato una divisione interamente dedicata alla green tech, hanno elaborato alcune soluzioni eco-friendly per raffreddare le proprie server farm: sulle cui caratteristiche nocive poco tempo fa aveva puntato il dito l’organizzazione ambientalista Greenpeace.
Giorgio Pontico