Non sono mai stato bravo ad affrontare certe circostanze, e lo sono ancora meno in un contesto che non mi vede coinvolto in prima persona ma solo come “osservatore esterno”. Non voglio parlarvi di Steve Jobs, della sua vita, dei suoi successi, dei flop, e delle sue contraddizioni: sono sicuro che molti altri l’hanno già fatto, anche meglio come potrei farlo io in un commento di poche righe, quindi vi rimando ad altre letture se cercate questo tipo di informazioni. Quello che vorrei fare, nei limiti del possibile, è dare un’idea di quello che Jobs ha rappresentato per Apple e per i suoi utenti, nonché per tutto il mondo dell’informatica.
Quando mi avvicinai al mondo Apple (grossomodo 20 anni fa) non sapevo nemmeno chi fosse Steve Jobs: nell’ingenuità dei miei 20 anni di eta rimasi semplicemente affascinato dal Mac. In quel periodo stavano iniziando gli anni peggiori per la società di Cupertino, e dopo qualche anno di utilizzo cominciai ad interessarmi maggiormente della nascita del Mac, del suo sistema operativo, e di Apple. Fu così che entrai in contatto con la storia di questa azienda e quindi, indirettamente, con Steve Jobs, Steve Wozniack, John Sculley , Gil Amelio . Quando iniziai a prendere consapevolezza della situazione accolsi addirittura con un po’ di scetticismo il rientro di Jobs in Apple, anche se bastarono un paio d’anni della nuova gestione a farmi cambiare idea.
Come ho avuto modo di raccontare in altre occasioni, è impossibile immaginare cosa sarebbe oggi Apple se Jobs non se ne fosse mai andato, ma sono sicuro che quello che è oggi Apple derivi anche dalle esperienze (positive e negative) che Jobs ha accumulato con NeXT: anche perché alcuni dei suoi collaboratori più importanti (uno su tutti Scott Forstall, responsabile di iOS) arrivano proprio da lì.
Credo che Steve Jobs sia stato uno dei maggiori visionari (se non “il” maggiore visionario) di tutta la (ancora breve) storia dell’informatica: la sua idea di realizzare un computer “for the rest of us” (traducibile banalmente con “per tutti”) ha avvicinato molte persone a questo mondo, se non direttamente quantomeno portando certe idee e certi concetti che poi sono stati ripresi anche da altri. Fu Steve Jobs (con l’Apple II) a far uscire il computer dall’ Homebrew Computer Club , e fu sempre lui a comprendere che la GUI realizzata dalla Xerox non doveva restare confinata in ambienti relegati alle grandi aziende, ma doveva approdare su macchine su macchine alla portata di tutti (il Macintosh). Poco dopo il suo rientro in Apple chiuse il progetto Newton per iniziare quel lavoro che (dopo sette anni) portò alla nascita di iOS, dell’iPhone, e dell’iPad, rivoluzionando ancora una volta alcuni concetti dell’informatica per consentire una maggiore accessibilità al mondo di smartphone e tablet.
Apple e l’informatica continueranno ad evolversi anche senza Jobs ma per i prossimi anni la sua influenza indiretta sarà ancora evidente in tutti quei progetti il cui sviluppo è iniziato quando era ancora CEO. Steve (memore del passato) si era scelto con cura e con esperienza tutti i collaboratori a lui più vicini, collaboratori che continueranno a sviluppare prodotti con una visione sul futuro che, almeno a medio termine, non può che concordare con quello che aveva in testa anche lui.
Poco per volta però le visioni inizieranno a divergere, e il mondo dell’informatica inizierà a sentire l’influenza di qualche altro “visionario”, forse migliore di Jobs, forse peggiore: sicuramente diverso.
Domenico Galimberti
blog puce72
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