Gli occhi degli osservatori dentro e fuori dalla rete sono puntati sulla rotta intrapresa da alcuni dei maggiori giganti della tecnologia, le cui intenzioni sembrano proprio quelle di voler sterzare con decisione verso le tecnologie per la trasformazione dell’energia solare, o comunque verso i nuovi processi legati alla produzione energetica a minor impatto ambientale, quella che lascia da parte i combustibili fossili tradizionali.
E sono proprio le semiconductor company , le industrie che dispongono di tecnologie avanzatissime per il trattamento del silicio, ad essere particolarmente interessate a virare verso quel settore di mercato, ancora oggi di nicchia. Secondo Rhone Resch, responsabile della Solar Energy Industries Association ( SEIA ), “virtualmente ogni chipmaker sta soppesando un ruolo nel solare”, mentre “a Silicon Valley è in atto la classica corsa campestre”, dice T.J. Rogers, presidente di Cypress Semiconductor , azienda che possiede il 56 per cento di SunPower . Una corsa campestre il cui premio spetterebbe a chi primo arriva di prepotenza sul mercato, con una tecnologia energetica solare (o altro settore di carattere decisamente ecologico) rivoluzionaria, più efficiente che mai, meno costosa di tutto quanto fabbricato sinora e il meno inquinante possibile. Un basso impatto ed un’alta resa legati a concetti, già al solo elencarli, difficili da conciliare.
USA Today ad esempio elenca i “favoriti” della gara verso le energie alternative: IBM, Intel e National Semiconductor. E mentre IBM lavora a sistemi che amplificano la resa di 10 volte , Intel investe 38 milioni di dollari in Sulfurcell , garantendo così continuità industriale al recente spinup del proprio stesso settore specializzato, una corsa che i due colossi hanno già intrapreso da qualche tempo . A cui si aggiunge National, che fa tesoro della propria esperienza in altri settori e, nella produzione di energia dal sole, cerca di minimizzare le perdite di resa energetica dovute all’ombra.
Spulciando di qua e di là tra i nomi più promettenti del settore, poi, è facile scoprire che aziende come Nanosolar , che puntano a trasformare il solare in fogli nanotecnologici ultraduttili ed economici (foto a lato), sono sostenute finanziariamente da giganti della rete, da eBay a Juniper, e della tecnologia, come SAP e Red Hat.
Ma al di là dei meri aspetti di concorrenza industriale, la corsa campestre è una novità non liquidabile come una moda, si parla della ricerca indispensabile di un nuovo modello. “Pensate a cosa è accaduto con la rivoluzione del computer – ha detto l’ex Vicepresidente USA Al Gore ad un recente meeting presso NBC – Abbiamo assistito alle riduzioni dei costi dei chip per computer del 50 per cento ogni anno e mezzo per gli ultimi 40 anni. Ora accadrà lo stesso con il solare: nuovi strumenti e servizi produttivi per sfruttare meglio l’energia delle celle solari”.
E se la Legge di Moore, secondo gli esperti, nell’informatica vacilla , nel solare, ricorda Computerworld , si può solo sperare che si realizzi, oggi rappresenta una chimera. Certo, le celle solari stanno migliorando: prezzo e prestazioni divergono sempre più e proprio su questo puntano personaggi come Gore che dell’ambiente hanno fatto il cuore della propria attività. Gli ostacoli più rilevanti, più che nella cella in sé, si nascondono nell’efficienza complessiva, che non sta migliorando con altrettanta rapidità .
Negli anni 80 una batteria di celle solari costava 18 dollari per watt , mentre oggi, tenendo conto del diverso valore del denaro, costa fra 3 e 4 dollari per watt e può scendere ulteriormente. Ma ottenere ed usare energia proveniente dal sole è un processo che non si esaurisce con l’acquisto della cella solare e l’attacco della spina .
Per usufruirne all’interno di una civile abitazione o in qualsiasi altra sede occorre dotarsi di un inverter, che trasformi la corrente continua in alternata, elevandola al contempo al valore nominale previsto dagli utilizzatori. Affinché possa essere garantita la continuità notturna occorre anche dotarsi di batterie, in numero e capacità proporzionali al fabbisogno. E queste ultime, specie con l’aumento di alcune materie prime connesse alla loro produzione, introducono ulteriori sensibili costi, tenendo presente che vanno anche periodicamente sostituite .
Infine ci sono i materiali di base per le celle: mentre i chip subiscono continui miglioramenti pur restando quasi sempre nell’intorno del silicio, decise migliorie alle celle solari significherebbero, invece, abbandonarlo in favore di altre sostanze. E, secondo gli esperti, è veramente difficile farlo, almeno per certi gruppi industriali. Ciò tenendo conto che oggi, in media, un metro quadrato di celle solari riceve dal sole circa 1 kilowatt di energia , di cui solo 100 watt sono trasformati in elettricità.
L’entusiasmo dovuto ai capitali che si stanno riversando sul solare, dunque, cresce con il crescere della popolarità delle soluzioni alternative. Ora non resta che attendere che lo sviluppo tecnologico faccia il suo corso. Per le industrie coinvolte una sola è la certezza: se la disponibilità di energia “non verde” diminuirà, lo sarà per tutti, industrie comprese. Per sopravvivere e prosperare è per loro indispensabile individuare una o più soluzioni alternative.
Marco Valerio Principato