Come già accaduto a brillanti esempi come YouTube e Facebook, uno dei più affermati e promettenti tool di social networking è giunto al fatidico passo necessario a confermare le sue potenzialità economiche. Iniziando a far soldi. Il nome in questione è quello di Twitter, servizio di microblogging multifunzione che gode di un bacino d’utenza sempre più ampio, stimato intorno ai 9 milioni di utenti. Spinto dalla necessità di fare cassa, il social media ormai giunto al suo terzo anno di vita ha in progetto di vendere account premium destinati ad utenze business.
Sull’argomento s’è discusso da tempo, ma sempre e comunque rimanendo nei termini della possibilità, di un progetto non meglio definito. A rompere gli indugi ci ha pensato l’azienda stessa, dichiarando che i piani di business destinati alle utenze premium sono in via di definizione. Non è dato sapere, al momento, quando di preciso verranno introdotti i nuovi profili: i vertici di Twitter non sembrano voler dichiarare più di tanto, lasciando intendere che le novità arriveranno entro il 2009.
Stesso discorso per quanto riguarda il costo dei nuovi servizi e le funzionalità offerte. Tra le ipotesi ventilate in rete sembra incuriosisce, seppur non confermata a livello ufficiale, quella che vede Twitter pronta ad introdurre diverse tipi di abbonamento che, a fronte di una sottoscrizione variabile in cifre monetarie, offre servizi più o meno estesi. Una cosa, però, sembra esser certa, almeno secondo quanto dichiarato dall’azienda stessa: Twitter rimarrà comunque gratuito per tutti gli utenti, che potranno decidere di pagare per ottenere account più ricchi di risorse e di potenzialità. Le nuove fasce d’utenza dovrebbero essere dedicate soprattutto a chi usa Twitter come canale promozionale di servizi e informazioni: attualmente, molte realtà imprenditoriali del web utilizzano il servizio di microblogging come vero e proprio dispaccio ufficiale di link e notizie.
Il tutto avviene nei classici, fatidici, 140 caratteri, che possono essere prolungati solo grazie all’ausilio di applicazioni esterne, cresciute numerosissime in breve tempo per sopperire ad alcuni piccoli limiti del servizio ed integrare nuove feature. In tal senso, gli account premium potrebbero innanzitutto valicare il limite dei 140 caratteri, fornendo più spazio e più autonomia a chi gestisce i propri contenuti. “Crediamo che vi sarà l’opportunità di fornire servizi ad entità commerciali in maniera da aiutarle a trarre ancora più profitto da Twitter” ha dichiarato Biz Stone, uno dei 4 cofondatori di Twitter. “Se questi servizi sono visti come un valore aggiunto dalle aziende – continua – crediamo che i dirigenti di tali aziende potrebbero decidere di pagare per ottenerli”.
Il che non vuol dire che lo shift sarà forzato: stando alle parole dei vertici di Twitter il passaggio ad un account pro è a discrezione del singolo account. “Twitter rimarrà gratuito per tutti, siano essi singuli utenti, aziende o celebrità” spiega Stone. “Quello che stiamo cercando di fare è di aggiungere valore in settori dove vediamo già alcune tendenze, il che è diverso dall’imporre dazi sui servizi già esistenti”.
Nonostante ciò, da tempo in rete imperversa una sorta di timore che presto i cinguettii inizieranno a costare una qualche somma di denaro. Sulla scia di queste supposizioni, qualcuno si è soffermato a soppesare il valore dell’esperienza personale offerta dal servizio, arrivando anche a considerare Twitter come un elemento irrinunciabile. Il che potrebbe significare poco per il momento: ma se si trattasse di un’opinione condivisa, Twitter potrebbe aver centrato il punto della questione. La vera chiave della questione ruoterebbe intorno al cercare un modo per introdurre un’adeguato e quanto mai necessario business model, senza però snaturare la natura del servizio stesso che fa della semplicità il suo principale punto di forza.
Vincenzo Gentile