“Blasfemi” e “immorali”: con queste motivazioni la Pakistan Telecommunications Authority (PTA) ha richiesto, e ottenuto , che in almeno una mezza dozzina di casi Twitter impedisse l’accesso a determinati messaggi e account del proprio network ai cittadini del paese asiatico . Il servizio di microblogging di San Francisco dispone da ormai due anni di sistemi di blocco selettivo dei contenuti, già impiegati anche in Germania per arginare materiali neo-nazisti: ma in questo caso la portata ideologica dell’accaduto è tale da provocare le proteste degli attivisti.
Pakistan' edition of International New York Times @etribune censored blasphemy related article pic.twitter.com/HkZTFynNcN v @AsadKharal
— Raza Rumi (@Razarumi) May 21, 2014
Recentemente, Twitter era già stato sotto i riflettori per quanto avvenuto in Turchia , dove si è consumato un aspro contenzioso col Governo Erdogan che ha tentato di limitare la diffusione online di materiale scomodo per l’esecutivo. In Turchia la questione ha subito un’escalation molto rapida, giunta fino alla minaccia di verifiche fiscali e il blocco di interi portali (tra cui lo stesso Twitter oltre a YouTube), e si è conclusa con un risultato solo in parte soddisfacente: i tribunali hanno dato ragione a Twitter, ma la posizione del Governo locale resta intransigente.
In Pakistan la faccenda è andata diversamente: la richiesta della PTA non è avallata da alcuna decisione di un tribunale, e anzi la posizione dell’autorità e il suo mandato come ente regolatore sono ampiamente discussi in seno alle organizzazioni che si occupano di diritti civili. Tra queste, Electronic Frontier Foundation è stata molto critica sulla condotta di Twitter: dopo aver appoggiato il varo della “censura selettiva” nel 2012, ora EFF mette in dubbio l’intera impalcatura della politica del tecnofringuello sulla libertà d’espressione. La posizione di Twitter si sarebbe troppo ammorbidita , si sarebbe fatto troppo accondiscendente coi governi: il materiale oggetto delle richieste del Pakistan è parecchio ambiguo , e il confine tra libera espressione e censura di stato rischia di essere valicato. Così facendo, gli attivisti hanno perduto il proprio campione contro il tecnocontrollo, e la sfida si farà più complicata, dice EFF . ( L.A. )