Pochi giorni dopo l’assalto a Capitol Hill, Twitter ha sospeso l’account di Donald Trump. All’inizio di luglio, l’ex Presidente degli Stati Uniti ha presentato una denuncia (anche contro Google e Facebook) per ottenere il suo ripristino. L’azienda guidata dal nuovo CEO Parag Agrawal ha chiesto al giudice di respingere la denuncia di Trump.
Trump ha violato le regole
Trump aveva dichiarato che la sospensione del suo account è contraria al Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Twitter ritiene invece che il diritto alla libertà di parola è stato rispettato. L’ex Presidente ha violato ripetutamente le regole del social network (che ha accettato al momento dell’iscrizione) prima, durante e dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio, pubblicando tweet che incoraggiavano la violenza.
L’azienda californiana aggiunge inoltre che il governo non può obbligare l’operatore privato di una piattaforma online a diffondere discorsi con cui l’operatore non è d’accordo. Secondo l’avvocato di Trump, John P. Coale, la Section 230 del Communications Decency Act garantisce l’immunità alle aziende Internet per i contenuti pubblicati dagli utenti, pertanto Twitter deve rispettare il Primo Emendamento.
Ma il Dipartimento di Giustizia sottolinea che quella legge ha solo lo scopo di proteggere le aziende dalle responsabilità, non di vietare il ban di determinati contenuti. I conservatori hanno più volte chiesto di abolire la Section 230 perché consentirebbe alle aziende di censurare la voce della destra. Il caso verrà discusso in aula a partire dal 23 febbraio 2022.
Nel frattempo, l’ex Presidente ha raccolto oltre un miliardo di dollari per finanziare lo sviluppo del suo social network TRUTH che verrà sicuramente sfruttato per la campagna elettorale in vista delle elezioni del 2024.