Politwoops e Diplotwoops, due veri e propri archivi di tweet cancellati da parte degli utenti con profili istituzionali, sono stati bloccati da Twitter per violazione delle sue linee guida assieme ad altri servizi simili per un totale di 31 diversi account sulla sua piattaforma. Il tecnofringuello aveva già bloccato le API sfruttate da Politwoops che avevano sollevato un vespaio di polemiche tenendo traccia dei Tweet cancellati da politici e personaggi pubblici negli Stati Uniti : la decisione, di primo acchito, era stata presa in base a considerazioni legate alla privacy.
Fino dal 2012, in particolare, Politwoops aveva avuto accesso alle developer API di Twitter per scandagliare i suoi contenuti ed identificare i tweet rimossi dai propri autori, conservandoli nei propri archivi: il tutto era utilizzato con l’idea di non far sparire i messaggi inviati e poi cancellati dai politici a stelle e strisce e dunque per garantire la trasparenza. Oltre a questo, in ben 30 paesi i politici erano sottoposti all’archiviazione da parte di account dedicati alla memoria dei loro commenti e delle loro gaffe attraverso le loro uscite su Twitter.
Tuttavia senza apparente preavviso e motivazione plausibile, Twitter – a partire dallo scorso giugno – ha deciso d interrompere tali tipi di servizi, spiegando che a prevalere è la volontà di garantire la privacy dei propri utenti.
Tale decisione si è concretizzata nella volontà di bloccare definitivamente l’accesso a quei servizi ritenuti in violazione dei suoi termini di utilizzo che proibiscono agli sviluppatori di pubblicare contenuti di terzi nel frattempo rimossi, e rappresenta il frutto di un “profondo confronto interno e dell’analisi di diversi fattori” da cui è emersa la volontà di non rendere “in maniera terrificante” immutabili ed irrevocabili i tweet da parte dei propri utenti.
A subire le conseguenze della decisione apparentemente pro-privacy di Twitter è il dibattito pubblico e la trasparenza. Come sottolinea l’attivista di Electronic Frontier Foundation Parker Higgins “la cosa eccitante di piattaforme come Twitter è che i politici ed i rappresentanti pubblici che li utilizzano hanno maggiore responsabilità e devono garantire maggiore trasparenza”. Ma tale situazione ideale, continua, è mortificata dalla situazione attuale.
Claudio Tamburrino