Non è entrato particolarmente nel dettaglio, in modo da evitare che l’attento udito dei governi potesse carpire informazioni preziose sulle prossime mosse di Twitter. Evan Williams, fondatore e CEO della piattaforma di microblogging cinguettante, ha quindi offerto una semplice dichiarazione d’intenti , un punto di vista sulle pratiche di alcune autorità nazionali. Repressive nei confronti di universi social della Rete come Twitter.
Intervenuto nel corso dell’ultimo World Economic Forum a Davos, in Svizzera, Williams ha illustrato in maniera generica un piano di sviluppo di tecnologie atte ad aggirare i vari firewall utilizzati dai governi più autoritari per bloccare determinati contenuti di Internet.
Contenuti come i flussi in 140 caratteri che hanno fatto il giro del mondo dopo le discusse elezioni tenutesi in Iran. La protesta era divampata attraverso i social network, con le autorità iraniane pronte a bloccarla sul nascere, per impedire che la ribellione serrasse le sue fila online.
“Siamo parzialmente bloccati in Cina – ha spiegato Williams – così come siamo stati bloccati in Iran”. Il CEO di Twitter ha sottolineato come sia attualmente in cantiere un piano strategico-tecnologico per impedire ulteriori blocchi da parte dei governi. Questo costituirebbe un metodo decisamente più efficace per combattere la censura, data sia l’impossibilità che l’indisponibilità del social network a intessere rapporti diplomatici.
Williams ha infatti mostrato una certa soddisfazione per le recenti dichiarazioni di Google contro il filtraggio dei contenuti in Cina. Twitter, dal suo punto di vista, sarebbe un’azienda troppo piccola per potersi permettere di combattere se non attraverso pratiche misure tecnologiche.
Mauro Vecchio