All’inizio del mese “qualcuno” aveva disattivato l’ account Twitter di Donald Trump , un evento accolto con il prevedibile codazzo di polemiche ma anche con il giubilo di alcuni utenti del social network contenti di non avere più niente a che fare con il twittatore ossessivo-compulsivo della Casa Bianca. Ora quel qualcuno ha un nome, un volto e qualcosa da dire: “non credevo lo avessero disattivato davvero”, ha confessato Bahtiyar Duysak a TechCrunch .
Ventenne originario della Germania, Duysak ha lavorato come contractor per Twitter nel supporto clienti della divisione Trust & Safety . Durante il suo ultimo giorno di lavoro, verso la fine del turno, sullo schermo di Duysak è comparso un “alert” per violazione delle regole riferito all’account del presidente statunitense .
Duysak confessa di aver effettivamente messo in moto la procedura per la disattivazione dell’account , ma dice di averlo fatto solo perché era convinto che l’account di Trump fosse sostanzialmente immune a qualsiasi tentativo di censura anche automatizzata.
L’ex-contractor di Twitter sostiene insomma di aver agito nel pieno rispetto delle regole aziendali , e di non aver avuto alcun intento “punitivo” come aveva lasciato intendere Trump nei suoi tweet dopo il ritorno online. Visto tutto quello che è seguito, Duysak descrive ora la decisione del ban come un “errore”.
Twitter aveva in effetti già addossato la responsabilità dell’accaduto a un errore umano da parte di un impiegato in uscita, e Duysak continua a professarsi innocente e pienamente rispettoso delle regole imposte dal tecnofringuello. Ora che è tornato in Germania, però, il censore di Trump chiede ai mezzi di comunicazione che lo tampinano (online e AFK) di lasciarlo in pace.
Alfonso Maruccia