Twitter, non saranno le ultime parole famose

Twitter, non saranno le ultime parole famose

E' una community interattiva online che coinvolge anche personaggi celebri, ma non viola alcun brevetto. Tanto meno quelli talmente ampi da non essere validi
E' una community interattiva online che coinvolge anche personaggi celebri, ma non viola alcun brevetto. Tanto meno quelli talmente ampi da non essere validi

Twitter potrà continuare a far cinguettare i propri utenti, e a consentire a ciascuno di intessere relazioni con chiunque, personaggi famosi compresi: lo ha stabilito il tribunale di Norfolk, in Virginia, che non ha ravvisato nel modello di rete sociale adottato da Twitter alcuna sovrapposizione con le caratteristiche descritte da un brevetto detenuto da VS Technologies.

VT Tecnologies, nella denuncia del legale Dinesh Agarwal che chiamava a testimoniare a proprio favore il brevetto numero 6,408,309 ottenuto nel 2002, accusava Twitter di aver offerto ai propri utenti uno strumento che permette di entrare in contatto con persone famose che facciano parte di una comunità online. VT Tecnologies, in sostanza, sosteneva che Twitter violasse il proprio brevetto, mai concretizzato in un servizio, in cui descriveva un “metodo e sistema per creare una community interattiva di personaggi famosi”. Per questo motivo Twitter avrebbe dovuto corrispondere royalty per una cifra che avrebbe potuto oscillare tra gli 11 e i 41 milioni di dollari.

Twitter si è difesa tentando di dimostrare la non validità del brevetto di VT Tecnologies e confrontandosi in ogni caso con i dettagli del metodo descritto. Senza negare che parte del proprio successo sia dovuto proprio alle celebrità che popolano la piattaforma, il tecnofringuello ha saputo dimostrare che il proprio servizio non ha nulla a che vedere con l’ampia privativa detenuta da VT Tecnologies.

La corte ha riconosciuto a Twitter tutte le ragioni : non solo non ha riscontrato alcuna violazione da parte di Twitter, ma ha anche riconosciuto come non valido il brevetto di VT Technologies, mai applicato e soprattutto preceduto da una molteplicità di servizi che hanno fatto la storia della rete e delle sue community.

“Preferiremmo competere su Internet piuttosto che in tribunale – ha dichiarato un portavoce di Twitter – ma continueremo a difenderci con forza dalle cause a sfondo brevettuale depositate contro di noi senza basi”.

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Pubblicato il
2 nov 2011
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